Anche l’ex Pastificio Moccagatta contro l’insediamento della Refuel. La proprietà dello stabilimento alimentare, da anni diventato Pastificio Mediterranea, ha presentato ricorso al Tar chiedendo di annullare l’autorizzazione rilasciata lo scorso anno dalla Provincia alla società che intende insediarsi a Silvano d’Orba nella ex Sapsa Bedding per avviare un’attività di trattamento rifiuti. Il Tar ha già ricevuto il primo ricorso, sottoscritto dai Comuni di Lerma, Casaleggio Boiro, Rocca Grimalda, Mornese, Aree Protette dell’Appennino Piemontese, Consorzio tutela dell’Ovada Docg, Associazione per la tutela della Valle del Piota e alcuni cittadini. Ora anche l’azienda che si trova proprio di fronte alla ex Sapsa Bedding si ritiene danneggiata dall’ok della Provincia, in particolare per il timore di odori provenienti dalle 140 mila tonnellate annue di rifiuti che la Refuel intende trattare per produrre il cosiddetto Css, il “carbone verde” utilizzato come combustibile nei cementifici. I legali della ex Moccagatta puntano infatti il dito sulle carenze che la Provincia avrebbe commesso nell’iter autorizzativo proprio in merito agli odori, che potrebbero creare problemi alla produzione di pasta. “L’autorizzazione rilasciata a Refuel – scrivono nel ricorso – non garantisce affatto il conseguimento di un livello elevato di protezione dell’ambiente, né le prescrizioni adottate rappresentano le soluzioni più idonee a prevenire gli impatti odorigeni e acustici connessi all’esercizio dell’impianto, tenuto peraltro conto del mancato rispetto delle Migliori Tecniche Disponibili (BAT) applicabili alla tipologia di impianto in questione”.

L’area della ex Saspa Bedding

Durante la conferenza dei servizi chiusa a settembre dello scorso anno, sostengono i legali, è stata previsto il rischio di una “significativa presenza di odori provenienti dalle attività” ma l’autorizzazione sostiene invece l’assenza di impatti odorigeni rilevanti, sulla scorta della quale è stata esclusa la necessità della valutazione di impatto ambientale. Inoltre, “l’amministrazione provinciale ha del tutto omesso di esercitare le proprie competenze di autorità competente affidando viceversa a Refuel il compito di valutare la necessità di espungere o meno taluni codici Cer dal novero dei rifiuti ammessi all’impianto”. Tra l’altro, c’è poi la questione del rumore: alla Refuel è stato prescritto di lavorare con i portoni dello stabilimento chiusi ma, osservano gli avvocato del Pastificio Mediterranea, è previsto un volume di traffico di camion tra 40 e 50 mezzi al giorno. “L’impianto – è scritto nel ricorso – sarà interessato da un intenso traffico di mezzi in entrata e in uscita che determinerà la costante apertura e chiusura dei portoni dell’impianto (ipotizzando un’operatività pari a 12h/g, si calcola un transito ogni 9 minuti), con conseguente emissione di rumori oltre la soglia di tollerabilità. Ove si ponga mente al fatto che l’esercizio dell’attività a portoni chiusi è stata valutata quale condizione necessaria al fine di garantire il rispetto dei limiti di emissioni sonore previste dal D.P.C.M. 14.11.1997, l’ille-gittimità della determina appare con evidenza”.