Non sono abusivi i residenti nell’ex casello ferroviario situato all’interno dell’area archeologica di Libarna, a Serravalle Scrivia. Almeno finché non sarà il giudice a decidere sul contenzioso in corso tra gli inquilini e Rfi, proprietaria dell’immobile dove la Soprintendenza archeologica di Alessandria, Asti e Cuneo punta ad allestire un museo con i reperti dell’antica città romana (Libarna, il futuro museo archeologico attende lo sfratto degli occupanti dell’ex casello). Lo sostiene l’avvocato Davide Pozzoli, legale della famiglia del signor Pietro Aprile, assegnatario dell’alloggio dal 1980, il quale ha poi “sottoscritto un regolare contratto di locazione che lo legittimava pienamente al godimento dell’alloggio, di cui recentemente, Rfi, proprietaria dell’immobile, ha richiesto di far dichiarare al giudice la risoluzione”. “Attualmente – fa sapere il legale – nell’ex casello risiedono il figlio e la moglie di Aprile, entrambi con problemi di salute, la donna in particolare è invalida civile all’80% e, se fosse costretta a lasciare l’abitazione, si troverebbe in notevoli difficoltà nel reperire una collocazione adeguata alla sua situazione”.

Uno scorcio di Libarna

L’avvocato ammette che, come aveva affermato Rfi, “effettivamente è pendente davanti al tribunale di Alessandria un giudizio originato da un’intimazione di sfratto per finita locazione, alla quale però il mio assistito si è opposto, ritenendo, per molteplici ragioni, che la pretesa della proprietà e l’intimazione notificatagli siano prive di fondamento giuridico. Essendo quindi a questione sub judice, non c’è alcun provvedimento che riconosca la risoluzione del contratto e disponga il rilascio dell’immobile da parte dei suoi occupanti, che non possono quindi essere definiti “abusivi” almeno fino a che non arrivi una sentenza a loro sfavorevole”. Secondo l’avvocato Pozzoli, “la questione dovrebbe essere decisa dal tribunale entro la fine dell’anno: se i motivi di opposizione presentati dal mio cliente dovessero essere ritenuti fondati gli attuali occupanti potrebbe quindi rimanere nell’immobile almeno fino alla prossima scadenza contrattuale. Infine, nonostante sia cosa di pubblico dominio, i conduttori (i quali continuano a pagare regolarmente il canone di affitto) non sono stati informati delle intese intercorse, sopra le loro teste, tra Rfi e la Soprintendenza archeologica circa le possibili sorti future dell’immobile”.