Liquidate (o quasi) le Comunità montane: tutto da rifare nella Terre del Giarolo

Il funzionario regionale sta per chiudere la liquidazione della Appennino Aleramico Obertengo, che non lascia debiti con i privati. Nessun vuole i rifugi montani di Fabbrica Curone e i loro contenziosi legali

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Il rifugio del monte Gropà, a Fabbrica Curone (mai aperto)

C’è ancora un punto interrogativo sulla chiusura della storia delle Comunità montane alessandrine, almeno per una delle due. Cancellate dalla Regione, sono state sostituite da una miriade di Unioni montane che hanno frammentato il territorio dal punto di vista istituzionale e dei servizi per i cittadini. I Comuni si sono aggregati in base a una logica tutt’altro che territoriale, creando grande confusione, anche a causa della normativa regionale che non ha saputo né voluto dare un indirizzo preciso. Due anni fa la Regione aveva nominato due commissari liquidatori, due avvocati esterni sia all’amministrazione regionale sia al territorio delle due Comunità montane, che dovevano cedere alle Unioni o vendere i beni e ripartire sul territorio debiti e crediti delle Comunità. L’esito di quel lavoro, realizzato da Paolo Caviglia e Cesare Rossini, al momento, è stato diverso. Cessato il loro mandato, il ruolo di commissario è stato assunto da un funzionario regionale, Raffaella Musso, responsabile della Struttura temporanea per la gestione liquidatoria delle comunità montane.

La cantina di Lerma

“La liquidazione della Comunità Montana Appennino Aleramico Obertengo, Tra Val Lemme, Ovadese e Acquese – spiega Raffaella Musso – comporta solo più di riscuotere alcuni crediti dagli enti pubblici, come la Regione, che deve ancora saldare l’ultimazione del progetto Piano territoriale integrato; la Provincia, in riferimento ad alcune cifre parecchio datate; e i Comuni che devono ancora saldare per i servizi erogati dalla Comunità montana. La liquidazione prevede inoltre di saldare alcuni debiti con i Comuni e di provvedere ai trasferimenti di somme e beni alle Unioni secondo quanto convenuto nel piano di riparto. Tutti i pagamenti nei confronti di soggetti privati sono conclusi, non vi sono posizioni debitorie pendenti”. L’Unione Alto Monferrato Aleramico, nell’Acquese, si prenderà Casa Gatti di Ponzone, una delle ex sedi della Comunità e la struttura della squadra Aib di Castelletto d’Erro. L’edificio denominata Oktagon, a Molare, è già diventato di proprietà del Comune. L’Unione dal Tobbio al Colma ha deciso di prendersi gli onori e soprattutto gli oneri della Cantina di montagna di Lerma e il Centro polifunzionale di Mornese. Tornando nell’Acquese, l’Unione Suol d’Aleramo ha deciso di fare suo il ricavato della vendita del capannone di Cartosio, venduto a un privato, adibito a laboratorio lavorazione del miele, e di due capannoni a Spigno e uno a Grondona, venduti alla cooperativa Agronatura utilizzati per la lavorazione di erbe officinali. Non avendo beni sul suo territorio, all’Unione Vallemme andranno circa 73 mila euro “a titolo di risarcimento per l’assegnazione della cantina di Lerma e del centro polifunzionale di Mornese all’Unione dal Tobbio al Colma”. La liquidazione della Appennino Aleramico Obertengo dovrebbe chiudersi entro il 2018.

Il bob estivo di Caldirola

Situazione intricata, invece, tra Val Curone, Val Borbera e Val Grue per la Terre del Giarolo. Il piano di riparto redatto dall’avvocato Rossini non è stato accolto dalla Regione e ora il nuovo commissario ne sta predisponendo un secondo. Il nodo principale riguarda i beni che rischiano di finire soprattutto all’Unione Terre Alte, come i rifugi montani di Fabbrica Curone e il bob di Caldirola, sui quali gravano contenziosi legali con i costruttori-gestori. Ad allungare i tempi, anche la confusione fra le Unioni: solo di recente otto comuni del Tortonese hanno deciso di passare dall’Unione Valli Curone, Grue, Ossona all’Unione Terre Alte. “Il piano di riparto – spiega ancora Raffaella Musso – è in via di predisposizione, in quanto occorre preliminarmente valutare con le Unioni le possibili soluzioni ad alcune questioni rilevanti che potrebbero risultare piuttosto gravose da ereditare per le Unioni stesse, questioni che sto esaminando anche con la collaborazione di altri uffici regionali. Inoltre occorre verificare il piano redatto dal precedente commissario anche nelle parti a suo tempo concordate con le Unioni, perché otto Comuni sono ora confluiti nell’Unione Terre Alte”.