Lo Stato non ha i soldi necessari a far riaprire al pubblico la parte più antica del Forte di Gavi così, ancora una volta, si deve sperare nel buon cuore di qualche imprenditore, come è già avvenuto per altre parti della fortezza. Oltretutto, secondo quanto spiegano dal Polo museale del Piemonte, non servono cifre esorbitanti, solo 20-25 mila euro, che però non escono dalle casse statali, sempre disponibili invece per altre opere che sul territorio stanno avendo ben altri effetti di quelli che potrebbe avere la riapertura di una parte importante di un monumento del genere. Così, da anni, l’Alto Forte è chiuso poiché mancano le ringhiere in metallo lungo i muretti che affiancano il percorso, troppo bassi rispetto alle norme di sicurezza attuali. Una situazione identica a quanto avvenuto per la zona della polveriera, riaperta nel decennio scorso solo grazie all’intervento dei privati. “Per l’Alto Forte – spiega Annamaria Aimone, direttrice della fortezzastiamo cercando degli sponsor per riuscire a realizzare le ringhiere che permetterebbero di aprire al pubblico anche questa importante parte del percorso di visite. I muretti, infatti, non sono a norma”.

Una vista del Forte di Gavi
Una vista del Forte di Gavi

Il Polo museale punta a ricavare parte di questa somma dalla mostra d’arte moderna in programma nel Forte quest’anno, organizzata insieme agli Amici del Forte. “Gli unici lavori edili in programma nell’Alto Forte – dice ancora la direttrice – riguardano le porte anti panico dell’area”. Con i nuovi parapetti si potrà così accedere alla parte dove si trova, tra l’altro, la torre del Barbarossa. Intanto, è partito l’iter per assegnare il restauro del tetto della Manica Lunga del Forte. Un intervento da 150 mila euro portato avanti dal Polo Museale e finanziato con i fondi del Ministero per i Beni Culturali grazie al quale questa parte importante della fortezza gaviese, un tempo utilizzata come mensa, avrà una copertura totalmente nuova. Il Forte, nei secoli scorsi, era capace di ospitare, compresi i due edifici situati al di fuori del perimetro (da decenni proprietà privata), fino a 1.400 soldati e 1.600 prigionieri e nella Manica Lunga veniva distribuito il cibo. I lavori, una volta assegnati all’impresa vincitrice della gara indetta dal ministero, dovranno durare al massimo quattro mesi.