Dopo le analisi dell’aria svolte due anni fa con i nasi umani, ora anche l’Arpa ha avviato un’indagine «olfattometrica» che dovrà definire le cause precise delle puzze che da anni attanagliano in particolare la zona nord della città, soprattutto nel periodo estivo, e il cui principale responsabile è il biodigestore in strada per Castelnuovo Scrivia, gestito dalla società Ecoprogetto. Se n’è parlato nell’ultima riunione della commissione Urbanistica.

Dopo un anno di relativa tranquillità, il 2020, in cui non sono stati segnalati episodi, infatti, la scorsa estate, ad iniziare dal mese di luglio, sono ricominciate le segnalazioni che hanno spinto l’amministrazione comunale a chiedere un incontro con la società, l’Arpa e la Provincia, che è l’ente che ha autorizzato l’avvio del biodigestore. Da un primo sopralluogo all’impianto sarebbe emerso un problema al biofiltro che la stessa azienda aveva già deciso di sostituire: la Provincia ha dato tempo fino a gennaio 2022 per compiere questo adeguamento.

Intanto è stato ricordato il progetto di ampliamento dell’impianto per la produzione di biometano, proposto dalla società Renewaste (che fa parte del Gruppo Snam) che prevede anche un completo «revamp», cioè un ammodernamento della struttura che comprende anche lo spostamento al chiuso di tutte le lavorazioni, ponendo teoricamente fine al problema degli odori sgradevoli. Al momento è al vaglio delle autorità competenti e si attende una prima conferenza dei servizi per valutarne l’impatto.

Il progetto si inserisce nel contesto del Piano energetico nazionale e comporterà il passaggio a una produzione di biometano liquido e di anidride carbonica liquida. Si stima il raddoppio della capacità produttiva dell’impianto e quindi una futura minore incidenza dei costi di esercizio con conseguenti economie di scala. Proprietaria dell’impianto è Amias, società pubblica partecipata anche dal Comune di Tortona, per la quale gli attuali introiti verrebbero raddoppiati o triplicati. Il progetto prevede investimenti di oltre 20 milioni di euro, una quindicina di nuovi posti di lavoro oltre l’utilizzo di maestranze locali per la manutenzione. L’aspetto più importante però è che sarà eliminata ogni movimentazione all’aperto di fanghi.

La commissione Urbanistica, presieduta dal consigliere comunale Pierpaolo Cortesi, ha parlato anche dell’adeguamento delle tariffe degli oneri di urbanizzazione, il cui aumento è dettato dalle variazioni degli indici Istat calcolati a livello nazionale. Se tra il 2019 e il 2020 l’aumento era stato dello 0,3% e la Giunta comunale aveva deciso di non applicarlo, anche in considerazione del particolare momento di crisi dovuto alla pandemia. Quest’anno invece l’aumento registrato è del 4,4% che non consente di procrastinare oltre l’adeguamento che sarà, quindi di un +4,7% complessivo.

E’ stato anche fatto il punto sulle colonie feline presenti in città che sono attualmente 16 dislocate in diverse parti del territorio, frazioni comprese. Non si segnalano particolari criticità se non la difficoltà a individuare volontari disposti ad assumere l’incarico di “tutor” delle colonie, incaricati cioè alla gestione e pulizia degli animali. Al momento sono sette i volontari impegnati e per questo l’amministrazione sta valutando la possibilità di coinvolgere associazioni per la gestione delle colonie, considerando anche la possibilità di erogare appositi contributi, in considerazione del crescente impegno che la gestione di queste colonie comporta.
E’ stato rinviato invece il punto relativo alla zona residenziale R9, l’ampio quartiere nella periferia sud di Tortona realizzato solo in parte, dove ancora mancano opere di urbanizzazione.

La vicenda di quest’area, sorta dal 2000 in poi tra via Guala e strada Viola, sarà discussa nei prossimi giorni in una apposita riunione della commissione urbanistica, in attesa anche dei primi incontri con le società assicurative titolari della fideiussioni legate ai diversi ambiti della R9, per avviare una transazione con l’ufficio legale del Comune.

Il Comune infatti sta cercando di riscuotere le polizze per poter completare le opere di urbanizzazione e prenderla finalmente in carico.

Intanto un altro passo avanti è stato fatto: sarà eseguita la perizia di stima delle opere di urbanizzazione degli ambiti 2 e 5, per i quali le assicurazioni hanno accettato di pagare ma hanno chiesto diversa documentazione sui lavori, in particolare il computo metrico di dettaglio delle opere ancora da realizzare. E’ stato incarica il geometra Christian Rosso di Volpedo.

La vicenda era iniziata nel 1999 con l’approvazione di un Programma integrato di riqualificazione urbanistica (Piru) che prevedeva che il Comune avrebbe potuto prendere in carico le opere di urbanizzazione soltanto una volta completati tutti gli ambiti. Nel 2017 una variante aveva ridefinito il perimetro di alcuni ambiti e consentendo di scorporare la presa in carico di ciascuno. I diversi ambiti dovevano impegnarsi a completare le opere ma così non è stato.

Allo stato attuale sono approvati gli ambiti 2, 3, 4, 5 e 7b. Già nell’autunno 2019 l’amministrazione comunale aveva dato mandato di riscuotere le polizze fideiussorie, in modo da recuperare le somme necessarie per poter poi completare le opere di urbanizzazione dell’area con interventi relativi a strade, marciapiedi, illuminazione pubblica, ma per ora si hanno contatti con la Allianz per l’ambito 2 (con polizze di 595 mila euro per le opere di urbanizzazione di comprensorio e di 197 mila per quelle d’ambito) e con la Ras per l’ambito 5 (con polizze di 137 mila e 58 mila euro).

Gli abitanti di questo quartiere, oltre mille ormai, da anni lamentano di essere abbandonati dal Comune: proprio per questo l’amministrazione Chiodi, fin dal suo insediamento, ha preso a cuore la vicenda, ma l’iter è complesso e richiede tempi piuttosto lunghi.