Millecinquecento provette per monitorare il lupo. Le Aree protette dell’Appennino Piemontese hanno acquistato il necessario per proseguire il monitoraggio della presenza del predatore su buona parte del territorio provinciale, sia nei parchi e nei siti di importanza comunitaria gestiti dall’ente sia in quello delle Aree protette del Po Vercellese Alessandrino, in pianura. I controlli consistono nella raccolta di campioni di feci del lupo. I materiali verranno, come in passato, inviati tramite le provette ai laboratori incaricati delle analisi genetiche per stabilire con certezza se appartengono al lupo. L’Appennino piemontese farà da coordinatore per tutti gli enti e le associazioni coinvolti nel progetto Life WolfAlps, finanziato dall’Unione europea e dedicato proprio al predatore. Il monitoraggio svolto tra il 2017 e il 2020 ha fatto emergere sull’Appennino alessandrino la presenza di dieci branchi, dall’Acquese al Tortonese ma i controlli riguardano anche la pianura.

Una giovane femmina di lupo (foto Mantero)

Ora il monitoraggio finanziato dall’Europa proseguirà fino a marzo. Il lupo si sta diffondendo sempre di più sul territorio, come testimonia i recenti avvistamenti anche nei centri abitati, come a Ovada, e anche, purtroppo, gli esemplari investiti dalle auto nel Tortonese e a Bosio, quest’ultimo venerdì scorso. L’incremento della presenza del predatore, come ha spiegato in passato Francesca Marucco, coordinatrice tecnico-scientifica del Centro Grandi Carnivori della Regione, è in linea con quanto avviene nel resto d’Europa. Per i monitoraggi, la comunicazione dei dati alla popolazione e i progetti di convivenza uomo-lupo le Aree protette dell’Appennino Piemontese hanno ottenuto dall’Unione Europea circa 180 mila euro. 300 euro la spesa per le provette.