Immagini degli operai, della fabbrica e della famiglia, documenti e macchinari. La mostra “1919 – 2019 Un secolo di Morasso”, ideata da Gianluca Griffò e dedicata ai cento anni dell’insediamento del calzificio a Gavi, è stata inaugurata sabato a palazzo Gropallo, in via Mameli, con la partecipazione di tanti gaviesi e una richiesta rivolta all’amministrazione comunale da parte di tutte le associazioni del paese: ricordare la famiglia Morasso con una targa dove un tempo sorgeva lo stabilimento. Il Calzificio Morasso, secondo quanto riporta un inventario degli anni tra il 1965 e il 1970, quando l’attività iniziava a essere in difficoltà, aveva clienti persino in Suriname e in Argentina, in tutta Europa e tanti altri paesi del mondo. “Questo perché – ha ricordato Luisa Barbieri, figlia del meccanico per antonomasia della fabbrica, Gigetto Barbieri – a Gavi sono stati inventati, proprio da mio papà, l’elastico per le calze da uomo e le calze da donna autoreggenti oltre alle prime calze fabbricate con i disegni”.

Carlo Morasso (nipote del fondatore) con Gigetto Barbieri

Soltanto che le invenzioni non sono mai state brevettate e i macchinari non sono mai stati rinnovati, facendo in sostanza morire l’attività fondata da Carlo Morasso e portata avanti dal figlio Davide, “u sciù Nino” per tutti, creando uno stabilimento da mille posti di lavoro in un paese di nemmeno cinquemila abitanti. L’amministrazione comunale di allora, come ha ricordato il giornalista Andrea Merlo, fu lungimirante nel proporre a Carlo Morasso l’uso gratuito della caserma da poco abbandonata dalla cavalleria dell’esercito e il terreno limitrofo. In cambio, il Comune chiese almeno cento posti di lavoro, che divennero moti di più in paese che sentiva ancora in maniera pesante gli effetti della Grande guerra. Il sindaco Rita Semino, in gioventù fra le tante operaie della fabbrica, ha ricordato che “per le donne all’epoca lavorare da Morasso era un privilegio poiché voleva dire non doversi dedicare per forza solo alla casa e alla famiglia ma avere uno stipendio: era un mondo nuovo per noi donne.

Uno dei macchinari della Morasso in mostra a Gavi

Per tutto questo il signor Carlo non deve essere dimenticato”. Parole che sembrano andare nella stessa direzione dell’appello lanciato da Luigi Pagliantini degli Amici del Forte: “Tutte le associazioni gaviesi chiedono una targa a ricordo della famiglia nel luogo dove sorgeva il calzificio. Chiediamo che il sindaco faccia da tramite per questa proposta. Le foto di questa mostra invece verranno donate alla biblioteca di Gavi per creare un piccolo archivio”. L’ideale sarebbe dedicare agli imprenditori Morasso una via fra i nuovi palazzi di via Voltaggio costruiti a partire dal 2004 al posto dello stabilimento.