Muetto, il vino che non c’è. Ma è uno dei più antichi della Val Borbera

0
2282

Si chiama Muetto ed è il vino che non c’è. O meglio per esserci c’è, così come c’è il suo vigneto, ma ora come ora coltivarlo è illegale. A spiegare questa strana situazione sono Maurizio e Andrea, proprietari di due aziende agricole situate in Val Borbera rispettivamente, Cascina Barbàn e Nebraie.

Andrea Tacchella – Nebraie

“Tutto è cominciato nel 2015  in un giorno d’autunno, in Val Borbera, territorio di confine a cavallo di quattro province: Alessandria, Genova, Pavia, Piacenza. Abbiamo telefonato a Stefano Raimondi, Ampelografo del CNR e gli abbiamo spiegato che avremmo voluto conoscere le varietà presenti nei nostri vigneti vecchi, gli ultimi rimasti in Val Borbera.

Stefano decise di aiutarci. Grazie a lui infatti, siamo riusciti a censire tutte le varietà presenti. Sorpresa,  abbiamo trovato più di venti uve diverse e soprattutto siamo riusciti a scovarne una, che si è rivelata essere tipica da queste parti. Abbandonata forse perché poco colorata, o perché banalmente, nessuno aveva mai posto l’attenzione su di lei. Si chiama Muetto.

Maurizio Carucci. Cascina Barban

Il Muetto ci ha subito colpito, per la sua capacità di accumulare zuccheri e perché matura presto e germoglia tardi. E’ un vino rosso scarico, dal colore acceso e vivido, semiaromatico, dai profumi di rosa, ciliegia, ma anche pesca, acacia e molto altro ancora. Sembra conoscere alla perfezione il clima della nostra valle, germoglia quasi due settimane dopo gli altri vitigni e matura  intorno alla metà di settembre; insomma una pianta perfetta per la nostra zona, dove le gelate tardive sono frequenti e le temperature a settembre possono scendere anche sotto i dieci gradi. Ha le caratteristiche di un vino utile, divertente, generoso, semplice ma mai banale. Tra l’altro abbiamo scoperto che sparse nel territorio ci sono diverse piante ancora in vita. Stiamo parlando di una pianta che chissà quante primavere ha visto, chissà quanti contadini l’hanno coltivata.

Ma purtroppo oggi coltivare il Muetto è illegale, sembra assurdo ma è così! E’ qui da una vita e non si può coltivare. Per farlo è necessario scrivere il Muetto al registro delle varietà viticole Piemontesi. Abbiamo deciso di farlo ma, come ci ha spiegato Stefano, si tratta di un’operazione lunga e costosa. Ci vogliono più di cinquemila euro. Così ci siamo confrontati con alcuni amici e conoscenti che gravitano intorno al mondo del vino e,  parlando con Tommaso Colò di Rolling Wine, abbiamo pensato di lanciare un crowdfunding che ci aiuti a reperire i soldi che ci servono per la registrazione della varietà.

Spieghiamo come funziona crowdfunding. Tecnicamente è una raccolta di fondi.

Infatti, si tratta di piccoli contributi donati da molte persone per sostenere un’idea o un progetto di interesse comune, Vogliamo rendere questa operazione, popolare. Dopotutto una varietà è un bene pubblico ed è sacrosanto che questa avventura sia pubblica, di tutti e per tutti. Vogliamo che questo vino appartenga a tutta l’Italia, che le persone lo bevano con noi e che siano protagonisti di questa registrazione. Questo vino come tutti del resto, appartiene a chi se ne prende cura, a chi se ne occupa, a chi lo beve, a chi lo coltiva e infine a chi lavora per la sua registrazione.

Quanto serve in concreto?

Servono  3000 euro  per le 3 micro vinificazioni necessarie per analizzare la varietà sotto il profilo enologico, chimico, batterico, biologico.  1500 euro per il lavoro di rilevamenti agronomici/fenologici sul campo per la durata della registrazione ovvero 3 anni.  1500 euro per raccontare attraverso iniziative di vario genere come ad esempio serate di degustazione, operazioni pubblicitarie su riviste e altri media questo vino sconosciuto e appena registrato.

In tutto quindi ci servono 6000 euro per completare tutto il processo e poter coltivare e vinificare questo vitigno arrivato per miracolo in vita fino ai giorni nostri. Ci volete aiutare?”

Per avere informazioni maggiori o per aderire al progetto  www.ideaginger.it  e cliccare su Questo vino non esiste!