‘Ndrangheta: Sofio e Grutteria a processo per associazione mafiosa

Il 3 ottobre a Reggio Calabria parte il procedimento penale scaturito dall'operazione Alchemia per oltre trenta imputati, fra i quali i due “imprenditori” di Novi Ligure e Serravalle Scrivia

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La sede della Euroservizi a Serravalle Scrivia
La sede della Euroservizi a Serravalle Scrivia

Dopo il Tribunale del Riesame e la Cassazione, anche per il giudice per l’udienza preliminare (gup) di Reggio Calabria le accuse mosse dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) reggina nei confronti degli indagati arrestati lo scorso anno nell’ambito dell’operazione Alchemia sono fondate. Si tratta di persone considerate facenti parte o fiancheggiatrici di due cosche della ‘ndrangheta calabrese che hanno messo radici in Liguria e nel Basso Piemonte, la Raso-Gullace-Albanese e la Gagliostro-Parrello.

Orlando Sofio

Sono considerati esponenti in particolare della prima due personaggi molto noti del Novese, in carcere dallo scorso anno in attesa del processo che partirà il 3 ottobre in Calabria: Orlando Sofio e Marianna Grutteria. Nel luglio del 2016 erano emersi rapporti tra esponenti della mafia calabrese e le aziende interessate agli appalti per il Terzo valico. Il referente per il territorio era proprio Sofio, classe 1954 membro della nota famiglia di imprenditori novesi di origine calabrese, definito nell’ordinanza di arresto di un anno fa “partecipe della cosa Raso-Gullace-Albanese”. Per gli inquirenti, e ora anche per il gup, Sofio era l’accompagnatore e il “telefonista” del boss Carmelo Gullace, detto Nino, anch’egli in manette. “Da Sofio – recitava l’ordinanza – passavano tutte le informazioni da passare a Carmelo Gullace e con lui si relazionavano anche affiliati di altre cosche per avere notizie del boss indiscusso”, cioè il Gullace stesso. Con lui si rapportava, per esempio, per tentare l’acquisto della ex Ics di Arquata Scrivia e non solo.

Il cantiere del Terzo valico di Serravalle Scrivia

Per il gip, Sofio “teneva i rapporti con esponenti politici cui garantiva sostegno elettorale in cambio di assegnazioni di lavori pubblici in favore di aziende riconducibili a membri della famiglia mafiosa”. L’ordinanza del 2016 tirava in ballo personaggi politici locali, come Gianfranco Chessa, politico novese Dc di lungo corso poi nel centrodestra; il tortonese Libero Pica, dipendente del gruppo Gavio, nel 2014 candidato non eletto, alle comunali nella lista di centrodestra, Forza Italia – Berlusconi con Giuseppe Bottazzi; la senatrice Manuela Repetti, nonché Ugo Cavallera e Massimo Berutti. C’era anche un altro novese, Mauro D’Ascenzi, amministratore delegato di Acos. Mentre Chessa era stato intercettato al telefono con Sofio, tutti gli altri sono stati tirato in ballo nelle conversazioni fra l’arrestato e altri, come il nipote Francesco Sofio, ex consigliere comunale a Novi Ligure. Al momento, non risultano indagati. Pica si era fatto persino promotore della creazione di un comitati Si Tav, favorevole alla realizzazione del Terzo valico, da contrapporre ai comitati contrari alla grande opera.

Marianna Grutteria
Marianna Grutteria

L’altro personaggio di spicco arrestato nel 2016 è appunto Marianna Grutteria, nata nel 1970 a Serravalle Scrivia, definita anche lei facente parte della cosa Raso-Gullace-Albanese, “a completa disposizione degli interessi della cosca”. Secondo i giudici, la donna era “intestatario fittizio” della Euroservizi, azienda serravallese di pulizie che aveva ottenuto un appalto per i cantieri del Terzo valico, poi annullato dalla prefettura in seguito agli arresti. Sofio e Grutteria devono rispondere del reato di associazione di stampo mafioso (articolo 416 bis) individuata nella ‘ndrangheta calabrese e nella cosca Raso-Gullace-Albanese, il cui scopo era estorcere denaro dalle attività economiche, controllare il territorio facendo accordi con altre cosche, commettere delitti di vari genere.

Gianfranco Chessa

Per Sofio, il gup scrive inoltre: “Partecipava alle riunioni della ‘ndrangheta, curava gli interessi dell’altra cosa, la Gagliostro-Parrello negli appalti per le pulizia in Calabria, nella produzione di lampade a led e nell’acquisto di autonoleggi in Lombardia”. Non solo: teneva i rapporti con la cosa Piromalli di Gioia Tauro, considerata la più grande cosca dell’Europa occidentale, cercava prestanomi a cui intestare le imprese legate alle cosche e recuperava i crediti illeciti per conto della ‘ndrangheta. Anche il gup cita anch’esso l’ex senatore Gianfranco Chessa quando ricorda che Sofio assicurava il sostegno elettorale a esponenti politici in cambio dell’assegnazione di appalti alle aziende legate alle cosche calabresi.