Nel Parco delle Capanne di Marcarolo si contano i cinghiali con le fototrappole. L’area tra Val Lemme e Ovadese è nel cuore della zona infetta dalla peste suina africana e le Aree protette dell’Appennino Piemontese, gestore del Parco, hanno deciso di installare 40 dispositivi nell’ambito di un accordo con il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino per arrivare a uno studio di stima della densità di popolazione del cinghiale. L’obiettivo è valutare l’impatto del virus. “La gestione efficace dell’emergenza di patologie quali la Psa – dicono dalla sede del Parco a Bosio – parte dalla conoscenza della consistenza numerica delle popolazioni selvatiche, della loro distribuzione territoriale e dei trend temporali mediante metodi di censimento affidabili e ripetibili”. Fino a ora sono stati impiegati metodi come l’osservazione diretta e i dati di abbattimento venatorio o le consistenze numeriche ricavate dai carnieri, poco efficaci. I valori della densità degli ungulati saranno calcolati utilizzando il metodo Rem, cioè Random Encounter Model, secondo le indicazioni dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare. Si analizzano le immagini scattate dalle fototrappole, sistemate a 40 centimetri dal suolo, applicando un algoritmo testato dalle autorità europee e dalla comunità scientifica internazionale. In Piemonte il modello è già stato applicato con successo prima dell’arrivo della Psa su altre aree di studio.