Arquata e lo Scrivia non avranno alcuna conseguenza negativa dal biodigestore”. Lo sostengono i legali della Energa, la società di Genova che intende realizzare l’impianto previsto a Isola del Cantone (Ge) per lavorare 33 mila tonnellate annue di rifiuti da far fermentare per produrre energia elettrica e ottenere così gli incentivi statali previste dalla normativa delle energia rinnovabili. Energa ha infatti impugnato al Consiglio di Stato la sentenza del Tar Liguria che a novembre aveva annullato le autorizzazioni ambientali rilasciate dalla giunta Toti a favore del biodigestore. A opporsi, oltre all’amministrazione isolese, sul versante alessandrino era stato il Comune di Arquata Scrivia con un proprio ricorso e, ad adiuvandum (cioè in appoggio) anche Novi Ligure, Stazzano, Serravalle Scrivia, Tortona e Pozzolo Formigaro, oltre alla Provincia. Tutti temono infatti che l’impianto isolese, essendo previsto a poca distanza dal torrente, possa inquinare le acque e quindi gli acquedotti comunali. Contro il biodigestore due anni fa, a Isola del Cantone, erano scese in piazza centinaia di persone e numerosi sindaci alessandrini e genovesi. I provvedimenti ambientali della Regione erano stati annullati due mesi dopo che la Città Metropolitana di Genova aveva negato l’autorizzazione finale all’impianto.

Un momento della manifestazione del 2017 contro il biodigestore

Il motivo dello stop riguarda la vicinanza del sito prescelto alla ferrovia Milano-Genova: Rfi non ha infatti rilasciato la deroga richiesta dalla Energa poiché l’impianto è considerato potenzialmente pericoloso. La società ha impugnato anche il diniego della ex Provincia di Genova. “Quest’ultimo ricorso – spiega l’avvocato Emiliano Bottazzi, legale del Comune di Arquata Scrivia – è ancora pendente davanti al Tar Liguria. Ora, invece, Energa ha impugnato le sentenze dello stesso tribunale che avevano annullato le autorizzazioni ambientali della Regione. Arquata si costituirà in giudizio anche a Roma, al Consiglio di Stato”. Secondo i legali della Energa, come si legge nell’appello, Arquata non subirebbe nessuna conseguenza negativa dalll’avvio dell’impianto, né viabilistica né ambientale in riferimento allo Scrivia. Nel ricorso l’impianto viene definito “un’iniziativa encomiabile sotto tutti i punti di vista”, persino “per il posizionamento dell’impianto, in un’area distante dall’ambito residenziale, perfetta per la localizzazione dell’impianto”, dimenticandosi però dello Scrivia. La stessa Energa aveva però previsto una barriera di contenimento dei fluidi di trattamento in caso di rottura accidentali dell’impianto, successivamente eliminata dal progetto per sostituirla con un non meglio definito “piano di monitoraggio particolarmente approfondito e specifico”.