Nutrie: affidata agli Atc l’eliminazione totale della specie

La Provincia ha autorizzato gli Ambiti territoriali di caccia ad avviare il piano di eradicazione del castorino, introdotto dall'uomo: danneggia le coltivazioni e i corsi d'acqua

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Si sono diffuse da circa quarant’anni poiché gli allevatori non le consideravano più economicamente redditizie e quindi le hanno liberate. C’è la mano dell’uomo nel proliferare incontrollato delle nutrie nelle campagna e lungo i fiumi e ora devono essere abbattute. La Provincia ha autorizzato i quattro Ambiti territoriali di caccia (Atc) alessandrini ad avviare un piano di “controllo con finalità eradicativa” (cioè di sterminio) da concludersi entro il 31 dicembre 2022.

Introdotto in Italia dal Sud America nel 1929 per la produzione di pellicce, il cosiddetto castorino circa quarant’anni fa non rendeva più e gli allevatori decisero di liberare gli esemplari. Da allora lungo i corsi d’acqua più grandi, in particolare il Po, il Bormida, lo Scrivia e il Tanaro si vedono questi animali i quali, a detta della Provincia e di altri enti, stanno mettendo a repentaglio coltivazioni agricole e gli argini di canali e torrenti. Una situazione pesante, che causa notevoli danni alle casse pubbliche visto che dal 1999 al 2014 sono stati pagati agli agricoltori circa 40 mila euro di danni. Interessate soprattutto le coltivazioni di granoturco e barbabietola da zucchero. A rischio, sempre a causa delle nutrie, altre specie animali, visto che questi roditori mangiano le uova dei volatili.

Per mettere in pratica il piano di eradicazione gestito dagli Atc verranno utilizzate gabbie trappola e l’uccisione successiva dell’animale con un colpo di fucile oppure tramite anidride carbonica. Possibile anche l’abbattimento diretto con arma da fuoco, distante dai centri abitati. I piani di controlli attuati negli anni scorsi dalla Provincia avevano portato all’abbattimento di circa mille esemplari senza risolvere il problema. La normativa europea prevede l’eliminazione della specie.