La Provincia ha dato l’ok al progetto esecutivo del secondo lotto del centro di documentazione della Benedicta, a Capanne di Marcarolo (Bosio). Il cantiere, costato finora 810 mila euro, è fermo ormai da anni per carenza di fondi ma la Provincia e la Regione di recente hanno annunciato di aver messo a bilancio altri 750 mila, soldi che non ci sono ancora: infatti la delibera è stata approvata dal presidente Gianfranco Baldi solo in linea tecnica, cioè senza fondi, in attesa della quota di 500 mila euro attesa dalla Regione. Da Alessandria assicurano che in questo modo potrà comunque essere avviato l’iter della gara per i lavori. La predisposizione del bando porterà via qualche mese e a in primavera dovrebbero partire i lavori di quello sarà il fulcro del Parco della Pace della Benedicta. Come annunciato nei mesi scorsi, Torino e Alessandria sono più che mai decisi a completare l’edificio situato sotto i ruderi della Benedicta, costato cifre astronomiche senza sapere con precisione a cosa servirà, tanto che il Comune di Bosio, nell’approvare solo di recente la convenzione con Provincia e Regione sul completamento dei lavori e la futura gestione, ha messo nero su bianco che l’Unione dal Tobbio al Colma, di cui fa parte, intende conoscere i costi prima accettare la gestione del centro, che spetterebbe all’ente montano.

Dino Bianchi, presidente del Parco dell'Appennino Piemontese
Dino Bianchi, presidente delle Aree protette dell’Appennino Piemontese

“Lo stesso – si legge nella delibera approvata dalla giunta bosiese – si riserva di conoscere l’importo delle spese a suo carico prima di poter assumere il relativo onere, che sarà comunque da concordare fra tutte le parti e di approvare lo schema di protocollo limitatamente all’indispensabilità condivisa di accedere al finanziamento regionale per la prosecuzione dei lavori”. Infine, “di non impegnarsi economicamente, relativamente alla gestione della sala polifunzionale Ipogeo, fino al termine dei lavori (2020)”. Del problema del Parco della Pace, di cui fanno parte il centro di documentazione e le cascine Foi, Moglioni, Pizzo e Mulino Vecchio, si è discusso nell’ultima seduta del Consiglio delle Aree protette dell’Appennino Piemontese, ente che non ha sottoscritto la suddetta convenzione. “Mulino nuovo – ha spiegato il presidente Dino Bianchi – è tornato in possesso della Regione. Noi abbiamo chiesto di rinunciare alla concessione date la condizioni dell’immobile”. L’edificio, recuperato nel decennio scorso con una spesa di almeno 300 mila euro per diventare una foresteria per turisti, non è mai stato aperto al pubblico ed è stato oggetto di danneggiamenti e furti.

La cascina Mulino vecchio a Capanne di Marcarolo

“Solo per cascina Pizzo e Mulino Vecchio – ha detto ancora Bianchi – sono stati spesi 1,4 milioni di euro per creare un pasticcio. Se sommiamo anche il centro di documentazione arriviamo a 3 milioni di euro, soldi che potevano essere spesi diversamente”. Intanto, Legambiente, con i circoli Val Lemme e Ovadese, rispetto alla delibera provinciale “esprime forte preoccupazione in merito a tale repentina decisione. Siamo consapevoli dello stato in cui versano le opere del primo lotto, tanto che non si comprende come possano essere state collaudate il 28 luglio 2016 e, conseguentemente, prese in consegna dalla Provincia (qualora questo passaggio di consegne sia effettivamente avvenuto). Le opere del primo lotto, peraltro realizzate con alcune varianti rispetto al progetto originario, sono già in pessime condizioni e chiunque abbia potuto vedere lo stato in cui versa il cantiere non può certo negare le diverse criticità che si riscontrano. Infine, quanto finora costruito si configura come un vero e proprio sfregio al sito, che è certamente un luogo della Memoria, di rilevante interesse paesaggistico oltre che storico. Occorre tenere infatti in considerazione l’oggettiva delicatezza e fragilità di un sito non presidiato.

Piove dentro il cantiere del centro di documentazione (immagine del febbraio scorso)

Chiediamo a tutte le istituzioni preposte di considerare attentamente lo stato attuale delle opere, l’ingente quantità di risorse finanziarie già impiegate e previste e di valutare il completamento e la manutenzione futura dell’opera, secondo criteri di minimizzazione dei costi e sostenibilità finanziaria e ambientale”. I due circoli attendono da maggio dalla Provincia “copia di tutti i resoconti analitici previsti nella legge regionale che ha istituito il centro di documentazione e presentati alla Regione a partire dal 2006 a tutt’oggi: “La documentazione avrebbe dovuto già esser stata individuata dalla Provincia e –a suo tempo – trasmessa alla Giunta Regionale del Piemonte. A tutt’oggi, nonostante i solleciti, non abbiamo ancora ottenuto tutta la documentazione richiesta”.