Patto educativo contro doping e bullismo

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“Un bambino ha diritto di divertirsi e di non essere un campione”, lo dice in nove punti la Carta dei diritti del bambino nello sport, sottoscritta dall’Atletica Ovadese Ormig per tutelare i giovani.

“La carta etica non è soltanto una raccolta di belle intenzioni – dice il dirigente Alessandro Bruno – è stata letta, discussa, analizzata punto per punto da tutti i componenti della società e chiama in causa anche il comportamento dei familiari del giovane sportivo”. L’iniziativa della storica società, presieduta da Giacomo Varone, non è la prima in assoluto, ma farà da timone nel Basso Piemonte. “Per riaffermare i valori dello sport e il rifiuto a da parte di tutti gli sportivi veri delle pratiche aberranti del bullismo, del gioco d’azzardo del doping”, sottolinea l’ingegner Bruno.

La carta si basa sul presupposto che qualunque siano le condizioni fisiche e caratteriali dei bambini, non devono essere in alcun modo emarginati.  “Chi si allena, fatica, mangia e beve con te, non potrà mai lasciarti solo”, è il nuovo motto dell’Asd.

La società s’impegna a “Non giudicare gli atleti in pubblico o in luoghi non idonei, a non utilizzare commenti svalutativi o violenti nel tono e nel contenuto nei confronti dei ragazzi”. Sarà vigile con i suoi educatori a “non minimizzare gli atteggiamenti di bullismo e prevaricazione tra compagni, a non rimanere passivi sui comportamenti scorretti di genitori e ragazzi in campo e in tribuna”. Il patto educativo chiede ai genitori di “non scoraggiare l’impegno sportivo come punizione per scarso rendimento scolastico, bensì ad utilizzarlo come un ulteriore incentivo per fare bene anche a scuola”. Dagli educatori si esigono “un linguaggio e comportamenti idonei al ruolo che ricoprono”. Per far parte della squadra gli atleti devono impegnarsi ad “aiutare i compagni in difficoltà: in una squadra il problema di uno è il problema di tutti”. Dovranno ricordare sempre di “rispettare le decisioni tecniche e arbitrali”.