In attesa dell’incontro del 29 maggio al ministero dello Sviluppo economico (Mise) i sindacati lanciano l’ennesimo allarme sulla Pernigotti. La produzione natalizia rischia di saltare se non verrà trovato un terzista che produca per conto dell’azienda. La questione viene sollevata dopo che da settimane sulla vicenda della fabbrica novese, chiusa dal 5 febbraio scorso con 100 cassaintegrati e 150 interinali a spasso, è calato il silenzio. Al Mise si saprà se, dopo il ritiro, seppure momentaneo, della Laica di Arona, ci sono altre aziende interessate a produrre nello stabilimento come prevede l’accordo fra la proprietà e il governo sulla reindustrializzazione del sito. La Laica ad aprile ha rinviato tutto al prossimo anno proprio perchè ritiene non riuscire a organizzare la produzione per Natale, che deve partire a breve, viste le condizioni dello stabilimento e le richieste economiche dei fratelli Toksoz. “A questo punto – dice Tiziano Crocco, segretario provinciale della Uila Uil – in fabbrica stanno lavorando circa 35 persone, richiamate dalla cassa integrazione. Un numero insufficiente a garantire la produzione natalizia.

All’orizzonte non c’è una ditta pronta a produrre per conto dei Toksoz, ai quali non resterebbe che richiamare tutti gli ex dipendenti e gli interinali, prospettiva alquanto difficile. Anche la cessione del comparto gelati a Giordano Emendatori sembra anch’essa nuovamente naufragata. Speriamo – prosegue Crocco – che il 29 maggio da Roma arrivino notizie positive. A noi risulta che la situazione finanziaria sia sempre più difficile così come le vendite di uova di Pasqua e gelati”. I Toksoz, secondo il sindacalista, “devono prendere atto che l’unica soluzione è la cessione dell’azienda e del marchio: da tempo c’è un compratore, l’ormai famoso fondo indiano”. È il fondo pensioni della famiglia Chandaria, con partecipazioni in tutto il mondo. Piero Frescucci, rsu della Pernigotti, dice: “La produzione dedicata alla Pasqua a Novi è stata nulla, poiché gli ovetti sono stati prodotti ad Arona dalla Laica. Le uova pasquali sono preparate altrove da almeno quindici anni. Per Natale si deve partire a giugno per gianduiotti, barrette, gelato e torrone”. I tempi sono strettissimi ma l’azienda lascia trapelare un certo ottimismo, ricordando che nell’incontro al Mise del 29 maggio ci sarà un aggiornamento sulla trattativa con la Laica, evidentemente, secondo la proprietà, non sospesa. Poi ci sono le altre aziende che si erano fatte avanti nei mesi scorsi, come la Spes di Torino. Sulle vendite, la proprietà nega che ci siano stati grossi problemi riguardo alla Pasqua e parla di risultati soddisfacenti, addirittura migliori rispetto al 2018, quando la fabbrica era ancora aperta. Non resta che attendere il 29 maggio.