Ponzone, l'installazione della recinzione anti psa

Servono altri 47 chilometri di recinzione”. Lo sostiene Roberto Prando, presidente degli Ambiti di caccia (Atc) Al3 (Tortonese e Val Borbera) e Al4 (Acquese, Ovadese e Val Lemme). Nell’Acquese, a Ponzone, circa due mesi fa, sostiene ancora la guida dei due Atc, “è stata trovata una carcassa di cinghiale positiva alla peste suina africana diversi chilometri oltre la barriera già installata. Servirebbe un prolungamento lungo 47 chilometri sul quale però il commissario per l’emergenza Psa Angelo Ferrari non si è ancora pronunciato”. Il rischio, secondo Prando, è che si debba rincorrere il virus con chilometri di rete senza arrivare a una soluzione. Anche perché nel frattempo la caccia al cinghiale con le squadre di cacciatori nella zona infetta non è partita il 2 ottobre ed è stata rinviata dalla Regione dopo la protesta dei cacciatori. Secondo le regole fissate dal commissario, tutti i cinghiali uccisi nelle aree dove la recinzione è stata completata devono essere inceneriti, compresi quelli sani in base alle analisi previste su ogni capo abbattuto. I cinghialisti non ci stanno: vogliono poter portare a casa gli esemplari non infetti. Così, tutto è rimasto fermo fino a data da destinarsi, mentre il commissario attende i soldi per l’ultimo lotto della recinzione, il numero 3, in Val Borbera, tra Borghetto e Mongiardino, e il costo totale della barriera è salito da 10 a 17 milioni. Finora sono stati installati 115 chilometri. Il commissario non rilascia dichiarazioni sugli ulteriori 47 chilometri a Ponzone. Nella zona infetta la Regione ha autorizzato solo la caccia di selezione al cinghiale, senza cani, tra la barriera installata a ovest e l’autostrada A26.