Anche nel 2023 si dovrà andare nei boschi armati di disinfettante in 84 Comuni alessandrini. Le regole per il contenimento della Pesta suina africana, a un anno dalla scoperta del primo caso, il 7 gennaio 2022 a Ovada, restano in vigore poiché il problema è tutt’altro che risolto: i Comuni della zona infetta da agosto in poi sono aumentati con l’inserimento di Spigno Monferrato, Denice, Ponti, Montechiaro d’Acqui e Castelletto d’Erro nell’Acquese, oltre a Mombaldone, in Provincia di Asti, e Mioglia, in provincia di Savona. L’ultimo Comune entrato a far parte dell’area più a rischio per la Psa è Pozzolo Formigaro. I casi di carcasse di cinghiale positive al virus, saliti a 223, continuano a manifestarsi a ridosso od oltre la barriera metallica, quasi completata con l’avvio del cantiere in Val Borbera ma piena di buchi e danneggiata in tantissimi punti dai cinghiali che invece dovrebbe contenere. In tutta la zona infetta, che riguarda anche decine di Comuni in Liguria, si dovrà continuare a frequentare i boschi solo cambiando le calzature alla partenza e all’arrivo delle escursioni e disinfettando le suole e le gomme delle bici. Regole simili per i cercatori di funghi e di tartufi, i pescatori e i cacciatori. L’unico divieto assoluto riguarda la caccia al cinghiale, ferma ormai da un anno. È quanto stabilisce l’ordinanza 4 emanata lo scorso anno dal commissario straordinario all’emergenza Psa. L’obiettivo delle istituzioni è evitare a diffusione del virus al di fuori della zona infetta, in particolare negli allevamenti suini piemontesi ed emiliani. Resta il nodo dei controlli, quasi del tutto assenti. Gli allevamenti di maiali in zona infetta, nei quali la scorsa primavera sono stati abbattuti 6 mila maiali sani, fino alla fine di marzo non potranno essere ripopolati.