Niente riapertura per la Residenza Pratolungo di Gavi. La struttura sanitaria proprietà della società Sorelle Zerbo, convenzionata con l’Asl, non potrà riprendere l’attività fermata il 2 luglio dall’azienda sanitaria dopo il blitz dei carabinieri avvenuto il mese precedente in seguito alla scoperta di violenze ai danni dei pazienti, tutti malati psichici. A giugno, grazie alle immagini registrate dalle telecamere installate di nascosto dai carabinieri di Gavi e Novi Ligure dentro l’edificio, finì alla ribalta nazionale il modo in cui quelle persone venivano trattate da una parte degli addetti. Violenze di ogni genere contro persone incapaci di difendersi, di cui vennero all’epoca ritenute responsabili venticinque persone, delle quali sette inizialmente finite agli arresti domiciliari. In seguito, per alcuni la posizione si è fatta meno pesante ma l’impianto accusatorio, per il momento, ha retto. Tutti i pazienti erano stati trasferiti in altre strutture sanitarie.

I carabinieri a giugno nella Residenza Pratolungo

La coop Eliana di Grondona, gestore della Residenza Pratolungo, in seguito ha fatto domanda per ottenere la riapertura della struttura ma l’Asl ha detto no. “E’ stato svolto un sopralluogo – spiegano dall’azienda sanitaria – congiunto con il Csp di Novi Ligure ma è emerso che la Residenza non può riaprire”. Il motivo è la carenza di personale: dopo il blitz di giugno vari dipendenti sono stati licenziati o sospesi e altri sono ancora ai domiciliari, sostiene l’Asl. La Procura di Alessandria aveva chiesto all’Asl di togliere alla Residenza Pratolungo l’accreditamento presso la Regione, cioè la possibilità di erogare prestazioni sanitarie e socio-sanitarie per conto del servizio sanitario regionale, in cambio ovviamente di fondi pubblici. Sul punto l’Asl, al momento, non si esprime.