La carriera politica di Riccardo Molinari, eletto in Parlamento in quota Lega a marzo e diventato capogruppo degli (ex) Padani alla Camera, inciampa su una condanna per peculato per la vicenda di Rimborsopoli. Molinari, a 27 anni era già in Consiglio regionale, eletto, come si legge sul suo sito web, con oltre 5 mila preferenze nel 2010. E’ lui stesso a ricordare di essere stato tesserato dalla Lega nel 1999, ricoprendo diversi incarichi: “Partendo dal Movimento Giovanile di cui è stato coordinatore provinciale fino al 2010, per poi essere eletto, sempre nel 2010, segretario provinciale della Lega di Alessandria, carica mantenuta fino all’elezione a segretario nazionale nel febbraio 2016. Nel 2014 è stato nominato da Matteo Salvini vicesegretario federale della Lega”. Dalle nebbie alessandrine ai vertici del Carroccio, con qualche intoppo che non gli ha impedito di continuare la sua salita ai vertici del potere, fino a Roma.

Il primo è stato proprio in Regione: nel 2012, due anni dopo la sua trionfale elezione, la Cassazione lo fa decadere poiché Molinari non si poteva neppure candidare essendo già amministratore dell’Edisu Piemonte, l’Ente per il diritto allo studio, carica incompatibile con l’elezione in Consiglio regionale. Uno smacco che non figura sul sito di Molinari, che ricorda invece la sua nomina ad assessore regionale con deleghe agli Enti Locali, Sicurezza, Polizia Locale e Università. Tale è infatti la stima di cui godeva da parte dell’allora presidente leghista del Piemonte, Riccardo Cota (quello delle mutande verdi) che quest’ultimo, in fretta e furia, fa un rimpasto di giunta per farlo rientrare dalla porta di servizio nell’amministrazione regionale. Molinari, per altro, grazie ai suoi due anni scarsi sugli scranni del Consiglio regionale, si è portato a casa quasi 58 mila euro di contributi versati ai fini del vitalizio e della reversibilità, ai quali non ha ovviamente rinunciato.

Molinari (a sinistra) a Capanne di Marcarolo

Finita nel 2014 l’esperienza a Torino per Molinari, come si diceva, prosegue la salita ai vertici del suo partito mentre arrivano i processi per l’uso dei fondi pubblici ai gruppi consiliari della Regione durante il mandato “padano” di Cota: in primo grado vengono entrambi assolti dalle accuse nella Rimborsopoli torinese. Nel frattempo, il giovane leghista alessandrino lo scorso anno viene eletto in Consiglio comunale ad Alessandria, la sua città, grazie alla vittoria del centrodestra guidato da Gianfranco Cuttica: per lui un posto in giunta come assessore allo Sviluppo Economico. Passa meno di un anno e Molinari si candida al Parlamento: i leghisti lo adorano, evidentemente, e viene eletto alla Camera, dove diventa capogruppo del partito. Lascia ovviamente l’incarico di assessore ad Alessandria, senza sentenze ma di sua spontanea volontà, visto che l’esperienza romana è senz’altro più appagante.

Molinari con i sindaci dell’Unione montana Dal Tobbio al Colma

Ora però sulla sua folgorante carriera arriva la condanna in Appello, come si diceva, sempre per Rimborsopoli: ieri la Corte d’appello di Torino gli ha comminato 11 mesi proprio, insieme al suo “faro” Cota (un anno e 7 mesi di reclusione). Secondo i giudici, Molinari ha usato impropriamente 1.158 euro destinati al funzionamento del gruppo consiliare leghista. Come? I dettagli arriveranno con la pubblicazione delle motivazioni del sentenza ma intanto per il parlamentare alessandrino è emerso che ha il dono dell’ubiquità, riuscendo a risultare in due posti diversi nello stesso giorno, oltretutto a una notevole distanza. Molinari, nel maggio del 2011, secondo quanto riportano le agenzie, aveva infatti dormito in un albergo di Avila, in Spagna, con una spesa di 120 euro ma, in base a quanto riportato nelle indagini della Guardia di Finanza, risultava a Castelletto Monferrato, vicino ad Alessandria. rispetto al rischio di decadenza dalla Camera, l’avvocato Luca Gastini di Alessandria, legale di Molinari, spiega: “Il mio cliente, grazie alla condanna inferiore a un anno e riconosciuta la tenuità del reato, non rischia alcuna decadenza poichè ha ottenuto la sospensione condizionale per un anno anzichè cinque. Per cui potrà comunque rimanere al suo posto in Parlamento anche con un’eventuale condanna in Cassazione“.  Nel frattempo, continuerà a lavorare “al servizio della buona politica”, come ha scritto sul suo sito.