Facendo le dovute proporzioni, è un po’ se a Roma l’amministrazione comunale proponesse di vendere il Colosseo: si immaginano proteste e manifestazioni. Invece, a Rocchetta Ligure, non succede nulla, almeno per ora, se il Comune, guidato da 14 anni dal sindaco Giorgio Storace, un tempo vicino al centrodestra e in seguito anche al centrosinistra, avvia l’iter per vendere l’antica porta del paese, Porta Genova, edificio risalente al Medioevo. La enormi difficoltà nelle quali si trova il bilancio comunale, da quasi dieci anni nel mirino della Corte dei conti senza che nulla sia stato risolto, hanno portato l’amministrazione comunale a questa decisione, soltanto rinviata a dicembre su richiesta della minoranza (contraria, poiché “sono già stati spesi soldi pubblici per l’acquisto e almeno 50 mila euro per il restauro”), visto che era già stata portata in Consiglio per la votazione. Dopo Palazzo Tassorello, l’ex ospedale dei partigiani, in parte ceduto, ora tocca a un altro simbolo del paese, dove Storace era vicesindaco anche prima del 2004, quando tolse la poltrona ad Albino Corana.

Porta Genova

Il Comune ha accumulato così tanti debiti e mutui fino ad arrivare alla cifra totale di 900 mila euro, per un paese di circa 200 abitanti. La Corte dei conti a fine novembre si è nuovamente pronunciata sulla pesante situazione del bilancio, prendendo come riferimento il consuntivo 2015, che ha avuto un risultato negativo per circa 17 mila euro. Soprattutto, è emerso un continuo ricorso all’anticipazione di tesoreria, cioè alla richiesta di soldi alla banca, come fanno tutti i Comuni, salvo che Rocchetta queste somme non le restituisce per intero entro il 31 dicembre di ogni anno, allargando la “voragine”. Nel 2015 il Comune doveva alla banca oltre 44 mila euro. L’amministrazione Storace ha spiegato alla Corte che “si sta impegnando in ogni modo per tentare di risolvere la situazione anche con vendita di immobili di proprietà”. La magistratura contabile, però, parla di gravi irregolarità poiché il debito contratto con la banca non è stato inserito a bilancio, facendo apparire meno grave la situazione dei conti. I residui passivi, ha accertato la Corte, oltretutto, sono già al 58%, oltre il 40% di legge.

Giorgio Storace, sindaco di Rocchetta Ligure

La minoranza dice: “Il pronunciamento della Corte dei Conti ci preoccupa perché ancora una volta segnala una gestione amministrativa inaccorta e opaca che può portare al baratro e a conseguenze imprevedibili sulla collettività. Un’amministrazione poco trasparente (anche in questo caso non siamo venuti a conoscenza di tale pronunciamento per via istituzionale, ossia in Consiglio comunale), che disattende le richieste di chiarimenti sui conti avanzate più volte dalla minoranza, dai revisori e ora dalla Corte dei Conti, non è affidabile. Siamo fortemente preoccupati per la gravissima situazione debitoria che porta il Comune al collasso, per i continui ricorsi alle anticipazioni di tesoreria che comportano costi elevati per il Comune e per la mancanza di un serio e condiviso percorso di risanamento, non più derogabile. Purtroppo alle nostre sollecitazioni, proprio a partire dalla relazione del Revisore dei Conti sul Bilancio 2015, non è ancora arrivata una risposta. Un esempio fra i tanti: gli oltre 7.200 euro di contributi per il sindaco pagati impropriamente dal Comune all’Inps. Il revisore ne chiedeva addirittura la restituzione al Comune entro il dicembre 2015! Ma anche di questi crediti si è persa ogni traccia… Proprio perché la situazione finanziaria si aggrava sempre di più – conclude l’opposizione -, mettendo a rischio i servizi per i cittadini, confidiamo in un controllo ancora più approfondito e continuativo da parte delle autorità competenti”. Il primo cittadino, invece, preferisce non rispondere.