L’Immobiliare San Pietro sapeva che il capannone di via Stramesi affittato alla società Tommasi di Novara “si trovava in un’area non adibita allo stoccaggio di rifiuti e per la quale tale società non aveva ancora richiesto (né tanto meno ottenuto) alcuna autorizzazione per lo svolgimento di tale attività”. Il Consiglio di Stato ha chiuso la lite legale tra il Comune di Sale e la società coinvolta nella vicenda dei capannoni riempiti con migliaia di tonnellate di spazzatura, scoperti nell’autunno del 2018. La successiva ordinanza del Comune che imponeva all’Immobiliare San Pietro lo sgombero (poiché la Tommasi era nel frattempo fallita) era stata impugnata al Tar. I giudici di primo grado avevano dato ragione alla società proprietaria del capannone: l’ordinanza non indicava alcun profilo di responsabilità a titolo di dolo o colpa nei confronti della società, per questo nel 2020 è stata annullata. Il Comune ha però voluto fare appello e ha vinto: l’obbligo di vigilanza sui capannoni richiesto dal Comune era corretto proprio poiché “le porzioni del capannone ove sono stati rinvenuti i rifiuti sarebbero dovute essere debitamente autorizzate (a rigore prima della concessione in locazione per l’esercizio dell’attività di trattamento e recupero dei rifiuti)”.

Il sindaco, Rina Arzani

Quindi, lo smaltimento ora tocca all’Immobiliare San Pietro e non più ai cittadini di Sale attraverso il Comune, così come la pulizia dei capannoni. La società è stata anche condannata a pagare più di 6 mila euro di spese legali. “In conclusione – ha scritto in un post su Facebook il sindaco, Rina Arzani -, il Consiglio di Stato ha evidenziato come tutti i passi compiuti dall’amministrazione di Sale sono stati adeguati e corretti, dalla prima ordinanza del 2018 alla resistenza in appello contro la sentenza 400/2020 del Tar Piemonte sul ricorso dell’Immobiliare San Pietro. Questo, oltre alle buone ragioni del Comune di Sale, testimonia la preparazione e la competenza degli uffici che hanno predisposto gli atti assunti da sindaci e giunte l’infondatezza delle accuse gratuite fino all’insulto che sono state rivolte a tali uffici, che a mio avviso meritano ben altro riconoscimento”. Sulla vicenda è in corso anche un processo penale a Torino e un secondo ad Alessandria