La Regione non tutela adeguatamente la falda acquifera di Sezzadio-Predosa, che fa gola anche a Novi Ligure e Tortona, così sei Comuni hanno impugnato la delibera con la quale la giunta regionale ha disciplinato l’attuazione del Piano di tutela delle acque, il piano regolatore che indica quali attività imprenditoriali si possono mettere in atto a ridosso delle falde acquifere. La falda in questione dà già da bere a circa 50 mila persone nell’Acquese e, come sottolinea chi da anni combatte per difenderla, ha un potenziale di altre 200 mila. Più volte si è parlato infatti di collegare gli acquedotti del Novese e del Tortonese a questo vero e proprio tesoro naturale messo a rischio dalle discariche di rifiuti e dallo smarino del Terzo valico. Acqui Terme, Cassine, Castelnuovo Bormida, Rivalta Bormida, Sezzadio e Strevi sono i comuni che hanno chiesto al Tar di annullare la delibera della giunta Chiamparino poiché ritengono che il documento imponga tutele a difesa delle falde di altre realtà regionali al contrario della “loro” falda, messa a rischio, tra l’altro, dalla discarica di rifiuti prevista a Cascina Borio (Sezzadio), proposta dalla Riccoboni per smaltire i materiali lavorati nell’impianto della Grassano di Predosa.

Il sindaco di Sezzadio, Piergiorgio Buffa

Il sindaco di Sezzadio, Pier Giorgio Buffa, e l’assessore di Acqui Terme, Maurizio Giannetto, spiegano: “La delibera regionale tratta in maniera differente il caso di Sezzadio da quello di Valledora (Biella). Per quest’ultima falda è prevista una protezione più elevata, mentre per il nostro territorio, pur essendo la falda sezzadiese importante, anche per le potenzialità future, non si prevede altrettanto”. In sostanza, la delibera non ostacolerebbe la discarica Riccoboni, già autorizzata dalla Provincia e in attesa di una viabilità dedicata. A fianco dei sei Comuni potrebbero schierarsi anche Alice Bel Colle, Capriata d’Orba, Carentino, Castellazzo Bormida, Gamalero, Ricaldone, pronte a presentare un ricorso ad adiuvandum. Per altro, contro la discarica, sono stati presentati dai Comuni negli anni scorsi altri ricorsi, a cominciare dal quello contro l’autorizzazione alla discarica, firmata dall’allora presidente della Provincia Rita Rossa. La falda è messa in pericolo anche dallo smarino del Terzo valico, destinato nella cava di cascina Opera Pia 2, una delle tante voragini scavate nel territorio tra Sezzadio e Castelnuovo Bormida che attendono di essere riempite a spese della collettività, cioè con il Terzo valico, anziché dai cavatori che hanno estratto materiali e fatto soldi.

Un’assemblea a Sezzadio a tutela della falda

Uno dei ricorsi presentato dai Comuni riguarda proprio questa previsione. C’è poi il caso di cascina Zienda, sempre a Sezzadio, ex discarica comunale di rifiuti solidi urbani inquinata, negli anni Ottanta, con scarti industriali che non dovevano finire sopra la falda acquifera, da anni controllata dall’Arpa e dal Comune poiché i teli posti sotto la massa di rifiuti stanno cedendo. È la stessa tenica prevista per la discarica di Cascina Borio, prevista su 12 ettari contri 7 mila metri quadri di Zienda. Una situazione che per la Regione non deve essere abbastanza grave, come spiega l’assessore regionale all’Ambiente, Alberto Valmaggia: “La Regione tutela sempre le falde acquifere. Innanzitutto, sul caso in questione, a oggi non risulta nessun ricorso. Non esiste un Piemonte di serie A, dove ci sono misure di tutela, e uno di serie B dove non ve ne sono, poiché tutto il territorio regionale vede l’applicazione di misure di tutela delle acque. Valledora è caso unico in Piemonte: sin dagli anni ’80, le amministrazioni locali hanno autorizzato cave anche molto profonde con successivo utilizzo a discariche che hanno creato problematiche enormi. Per Alessandria – conclude Valmaggia – l’Ambito territoriale ottimale sta procedendo a ulteriori studi per la tutela delle aree dell’Alessandrino e dell’Acquese”.