Servono 400 mila euro per smaltire i rifiuti dell’ex Iciesse.

Il Comune si rivolgerà alla Regione e al governo. La proprietà ora non ha i soldi ma in futuro (chissà quando) forse sì

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Pecore nell'area ex Iciesse di Arquata Scrivia

Servono tanti soldi per risolvere il problema della ex Iciesse di Arquata Scrivia. Almeno 400 mila euro solo per smaltire i rifiuti all’interno dei capannoni e del cortile. Il sito industriale è tenuto sotto controllo da Provincia, Arpa e Asl da anni ma i residenti, in particolare uno, Giannino Freggiaro, da tempo chiede che vengano eliminati i materiali abbandonati. Le analisi svolte da un laboratorio incaricato dal curatore fallimentare della società del gruppo Dalton e pubblicate da un giornale locale hanno individuato all’interno dei capannoni e nel cortile diverse sostanze nocive. 19 campioni su 43 sono stati classificati come pericolosi. “L’area – dice Freggiaro – è in balìa di chiunque. Ci vanno a pascolare persino le pecore e i ladri hanno fatto man bassa di tutto quello che c’era da rubare. Anni fa, dopo la chiusura dello stabilimento chimico avvenuta nel 2008, il sindaco Paolo Spineto, dietro mio sollecito, aveva fatto rimuovere l’amianto dal tetto di un edificio ma la situazione nel complesso resta molto grave. Piove dentro alcuni i capannoni e l’acqua ha contribuito ad aprire alcuni sacchi contenenti sostanze chimiche. Ci sono polveri tossico-corrosive sparse nei pavimenti di alcuni locali. La mia casa si trova al confine con il sito e temo per la salute della mia famiglia”.

“Il laboratorio che ha eseguito la caratterizzazione dei rifiuti – spiega il sindaco Alberto Basso – per conto della ex Iciesse e richiesta dalle ordinanze, in diversi casi ha classificato in senso peggiorativo, per cautela, alcuni materiali non potendo verificare con certezza il contenuto di alcuni fusti. Non appena partirà la denuncia nei confronti della proprietà per il mancato smaltimento dei rifiuti stabilito dall’ordinanza il Comune farà richiesta a Regione e governo per i fondi necessari, visto che l’ex Iciesse ha spiegato di avere a disposizione solo 30 mila euro rispetto al 400 mila necessari”. Al momento della chiusura dello stabilimento, sostiene il primo cittadino, tutti i materiali e i locali erano stati sigillati e i cumuli coperti con teloni ma successivamente qualcuno è entrato e ha creato la situazione attuale, sversando sui pavimenti le polveri e le altre sostanze chimiche. “La proprietà – ricorda Basso – a suo tempo aveva sporto denuncia contro ignoti”. L’ex Iciesse potrebbe infine ottenere un risarcimento da un milione di euro da una causa legale con una società un tempo interessata ad acquisire il sito. Non ci sono però certezze né sui tempi né sull’esito della lite.