Saranno i giudici del tribunale amministrativo regionale (Tar) a dire chi ha ragione tra il Comune di Gavi e i titolari delle slot machine che erano in funzione nel Caffè Cantante, locale pubblico di piazza Roma. Come è noto, fin dallo scorso anno la Regione ha imposto lo stop alle “macchinette” in funzione a una certa distanza da scuole, chiese ecc, questo per cercare di arginare il problema della ludopatia, la “febbre” del gioco che ha rovinato e sta rovinando intere famiglie. In altri casi non contemplati dalla legge regionale, invece, tutto può proseguire come prima, almeno per ora. Nel centro storico di Gavi quasi tutte le slot sono state fermate, tranne che in un caso, fino a poche settimane fa, quando all’albo pretorio del Comune è apparso un provvedimento che impone il fermo anche per il locale di piazza Roma 2, il Caffè Cantante. Dal documento, emesso dall’ufficio commercio e firmato dal segretario comunale Giovanna Sutera, si evince che la ditta titolare delle apparecchiature, la Dadogames, aveva richiesto di modificare lo spazio a disposizione delle slot nella sala dedicata ai giochi all’interno del bar. Il Comune, nel dare risposta negativa, ha anche imposto lo stop ai giochi già presenti.

Slot machines repertorio
Slot machine (immagine di repertorio)

“Come è noto – spiega il vicesindaco Nicoletta Albano – la legge statale e regionale prevede la chiusura delle macchinette da gioco slot machine entro 300 metri da edifici scolastici, asili, luoghi di culto etc.. Tutti gli altri esercenti gaviesi si sono attenuti volontariamente alla normativa tranne il Caffè cantante. La vecchia autorizzazione (rilasciata dal Comune, ndr) del ‘99 è del tutto scaduta tant’è vero che i signori proprio recentemente avevano voluto riproporre una domanda per sala giochi. L’amministrazione comunale ha semplicemente apposto i sigilli alle macchinette della legge regionale”. Doriana Zingarelli è la titolare della Dadogames, anch’essa danneggiata dalla decisione del Comune. Spiega l’imprenditrice: “Il bar di Gavi è in possesso di una licenza come sala giochi quindi, a differenza degli altri locali pubblici, le slot, in base alla normativa regionale, possono rimanere accese fino al maggio del prossimo anno. Nonostante ciò, il Comune ha imposto lo stop alle nostre apparecchiature, causando un danno sia alla mia ditta sia al Caffè Cantante, visto che lo Stato sanziona chi tiene le slot spente con ben 90 euro la giorno per ogni singola slot”. Nel ricorso, le due ditte hanno anche chiesto un risarcimento all’amministrazione comunale. “Voglio precisare – dice ancora Doriana Zingarelli – rispetto a quanto dichiarato dal vicesindaco, che le licenze commerciali non scadono: infatti siamo assolutamente in regola per l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che considerano valida la licenza in questione. Noi avevamo semplicemente chiesto al Comune di modificare la sala giochi esistente, senza alcun riferimento all’autorizzazione esistente”.