Precisazione dell’amministrazione comunale di Silvano d’Orba: “La modifica del piano di qualità ambientale è stata approvata dai precedenti amministratori comunali ad aprile del 2019, mentre noi siamo stati eletti il mese successivo. Inoltre, la variante urbanistica approvata sabato scorso semplicemente divide in due il capannone della ex Sapsa ma non autorizza l’insediamento della Refuel”.

Per località Caraffa il piano di qualità ambientale fino a un anno fa escludeva l’insediamento di aziende di trattamento rifiuti, come la Refuel. Poi venne modificato apposta senza però spiegare al Consiglio comunale il vero obiettivo, cioè far insediare l’impresa del gruppo Benfante. La denuncia arriva dal consigliere di minoranza di Silvano d’Orba Stefano Montaldo, l’unico che sabato scorso, 23 maggio, in Consiglio comunale, ha votato contro la variante al piano regolatore che consente l’insediamento della Refuel dal punto di vista urbanistico. L’azienda punta a lavorare 140 mila tonnellate annue di rifiuti ricavati dallo scarto della raccolta differenziata di carta, cartone e plastica per trasformarli in combustibile solido secondario (Css), utilizzato all’estero come combustibile per cementifici. Secondo le osservazioni depositate da Montaldo, fino all’aprile del 2019 era vigente per località Caraffa un piano di qualità ambientale, redatto insieme ai Comuni confinanti, per salvaguardare le caratteristiche ambientali della zona, già stravolta con la creazione, decenni, fa, dell’area industriale. Il piano, rileva Montaldo, escludeva espressamente le attività relative al trattamento rifiuti ma il solo Comune di Silvano, un anno fa lo modificò. “Solo ora si comprende che la modifica era utile alla Refuel”, sostiene il consigliere, che ha anche detto in Consiglio: “E’ illusorio pensare a un impatto ambientale nullo. Sarebbe quindi opportuno tentare di bloccare il progetto prima che sia troppo tardi”. A contestare la variante approvata sabato è anche il circolo Legambiente Ovadese Valle Stura.

Gian Piero Godio

Nelle osservazioni depositate in occasione della conferenza dei servizi di ieri, 26 maggio, convocata per avviare l’iter dell’autorizzazione finale all’impianto, già escluso dalla valutazione di impatto ambientale, Legambiente sostiene che l’impianto non farà “recupero” di rifiuti ma piuttosto trattamento poiché i materiali finiranno inceneriti dopo essere stati trasformati in Css. “Quindi si tratta di un‘attività insalubre – spiega l’associazione –, non prevista dal piano regolatore di Silvano, poiché peggiorerà la qualità dell’aria, immettendo, secondo il progetto, polveri PM10 tra 2,18 tonnellate/anno sulla base delle dichiarazioni del proponente e le 7,25 tonnellate anno in base alla possibile concentrazione autorizzata”. Tornando alla variante, l’atto approvato dal Consiglio comunale è inutile, come spiega Gian Piero Godio, esponente di Legambiente: “Se l’attività della Refuel è riferita al recupero dei rifiuti, come sostiene l’azienda e anche il Comune, la variante non serve poiché l’autorizzazione finale cambia la destinazione d’uso dell’area, senza alcun atto da parte del Comune. Se invece, come noi sosteniamo, si farà trattamento dei rifiuti, le norme in vigore sulla zona Caraffa impediscono l’insediamento di attività insalubri”. Secondo Montaldo, invece, la modifica del 2019 consentirà ala Refuel di operare.  La conferenza de servizi, alla quale spetta rispondere a questi e altri quesiti, ieri ha richiesto una serie di integrazioni alla Refuel e rinviato ogni decisione alla prossima seduta. Le richieste, a detta dei partecipanti, non sembrano ostacolare l’ok finale al progetto.