Serravalle Scrivia: il cantiere del Terzo valico a Libarna (immagine di repertorio)

Chissà se nel caso, molto probabile, si arrivi al processo per l’indagine Amalgama qualcuno racconterà ai giudici della vita da “nababbi” che l’ingegner Giampiero De Michelis, secondo l’accusa l’organizzatore della cricca del Terzo valico, e l’imprenditore calabrese Domenico Gallo, facevano in quel di Ovada.

Ieri i magistrati romani per l’appunto hanno chiuso l’indagine che a ottobre, insieme ai colleghi di Genova, aveva decapitato i vertici del Cociv e delle aziende sub appaltatrici insieme alle imprese interessate ai lavori assegnati dalla Pisamover spa per la realizzazione del People Mover a Pisa e dalla Reggio Calabria Scilla Scpa per il sesto lotto della Salerno-Reggio Calabria. Pesanti le accuse mosse nei confronti di 38 persone, alcune delle quali agli arresti domiciliari dal 26 ottobre scorso: associazione a delinquere, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e tentata estorsione. Ora si attende la richiesta di rinvio a giudizio, poi la parola passerà al giudice.

Gli appalti dell’alta capacità tra Genova e Tortona venivano assegnati in cambio di lavori che finivano a imprese vicine alle stesse persone che gestivano l’iter. Emersa inoltre una quasi totale mancanza di controlli sui materiali utilizzati per la costruzione di galleria e strade. Giampiero De Michelis, secondo quanto hanno ricostruito gli investigatori, dava o toglieva gli appalti in modo da favorire la Breakout di Silvano d’Orba, riconducibile all’amico Domenico Gallo. Emblematico il caso del cantiere di Serravalle Scrivia, dove i due hanno fatto di tutto per togliere alla Allara di Casale Monferrato la fornitura di ghiaia al Lotto Libarna per fare in modo che il cospicuo appalto andasse proprio alla Breakout, tanto che il titolare dell’impresa casalese, Giuseppe Balbo, nelle intercettazioni dice di aver chiesto aiuto a un politico di nome “Daniele” affinché gli risolvesse il problema, anziché andare dai carabinieri.

De Michelis e Gallo, entrambi domiciliati a Ovada fino all’arresto, erano soliti fare la “bella vita” probabilmente grazie ai cospicui ricavi ottenuti dal sistema illecito messo in piedi. Nei bar della città erano infatti soliti ordinare bottiglie di spumante delle marche più prestigiose e quindi costosissime (fino a migliaia di euro ciascuna), pagate con i soldi dei cittadini, forse per festeggiare gli appalti che si auto assegnavano con la complicità dei vertici del Cociv, che si sono ben guardati dal denunciare quanto avveniva sotto i loro occhi. Nell’elenco che i magistrati romani hanno depositato ci sono anche loro, Michele Longo, l’ex presidente, in testa, oltre a Ettore Pagani, l’uomo delle terribili frasi sulle conseguenze dell’amianto, e Andrea Ottolin, persone alle quali i sindaci e gli amministratori locali (tranne rare eccezioni) hanno dato carta bianca, con le conseguenze che tutti possono vedere: territori devastati, disoccupazione invece di posti di lavoro, ‘ndrangheta sempre più presente. Altri dirigenti del consorzio, seppure non fiti agli arresti a ottobre, già dalla fine dell’anno si erano autosospesi. Poche settimane dopo il blitz delle forze dell’ordine il Cociv ha cacciato dai cantieri, tra le altre, la Grandi opere italiane, la Grandi Lavori Fincosit e la Ceprini Costruzioni. Nell’elenco spicca il nome di Giandomenico Monorchio, figlio dell’ex ragioniere generale dello Stato Andrea Monorchio.