La Provincia sta già preparando le risposte ai quesiti posti dall’istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale (Ispra) sul piano straordinario di abbattimento da mille caprioli. L’istituto di Roma ha chiesto chiarimenti e ulteriore documentazione, maggiormente dettagliata, rispetto a due questioni fondamentali: i danni alle coltivazioni agricole e i metodi ecologici messi in atto prima di arrivare alla redazione del piano. Il primo aspetto è stato il motivo principale che ha portato l’amministrazione provinciale a chiedere l’autorizzazione ad abbattere mille esemplari nelle zone di ripopolamento e cattura (zrc). L’anno che sta per concludersi è stato caratterizzato da un incremento dei danni, specie alle viti, dovuto alla siccità, che ha spinto gli animali ha cibarsi delle uve. Da Roma hanno chiesto quindi “dati più precisi sulle dimensioni dei danni”.

Palazo Ghilini, sede della Provincia

La legge 157 del 1992 autorizza le Regioni a eseguire il controllo della fauna selvatica anche nelle zone vietate alla caccia, proprio come le zrc, da eseguire attraverso metodi ecologici che devono essere approvati dall’Ispra. Solo nel caso in cui questo istituto verifichi l’inefficacia di queste pratiche, la norma autorizza le Regioni possono a mettere in pratica i piani di abbattimento straordinari. L’Ispra ha chiesto alla Provincia maggiori dettagli anche su questo punto fondamentale. “In assenza di queste informazioni – concludono da Roma – non può essere istruito il parere obbligatorio”. Parere che non è però vincolante: la Regione potrebbe comunque dare l’ok al piano proposto dalla Provincia. “Le richieste dell’Ispra – dicono dall’associazione Rifugio Miletta di Novara, contraria al piano di abbattimento insieme ad Animal Law – sono le stesse presentate da noi alla Provincia. Domani, nell’incontro in programma ad Alessandria, chiederemo di conoscere quali sono i metodi non cruenti messi in atto. Non è neppure chiaro se i danni li hanno provocato i caprioli o i cinghiali”. Il presidente della Provincia Gianfranco Baldi replica: “I metodi ecologici, negli anni scorsi, sono stati messi in pratica, ma con esiti fallimentari. Si è tentato con le sostanze odorigene, con il cosiddetto pastore elettrico e con le recinzioni elettrificate. L’esito è stato negativo”.