Nel 2004 era contrario e quattordici anni dopo non ha cambiato idea. Gianni Repetto, scrittore di Lerma e insegnante nella scuola media di Mornese, all’epoca era presidente del Parco Capanne di Marcarolo e si oppose all’ipotesi di svuotamento del lago vecchio della Lavagnina, proposto anche allora dal Consorzio Madonna della Rocchetta per avere nuova acqua potabile a disposizione. Oggi il consorzio, che ha ceduto le sue reti idriche (precisamente quelle dei Comuni di Castelletto d’Orba, Parodi Ligure, Mornese, Montaldeo e San Cristoforo) a Gestione Acqua, ha riproposto l’intervento: 500 mila metri cubi di ghiaia da asportare dall’invaso situata all’interno del Parco, per ricavare 700 mila metri cubi di acqua. “Sono anni – Dice Repetto – che la Natura ci prende a schiaffi dopo tutto quello che le abbiamo fatto e continuiamo a farle, ma noi, sempre incaponiti al centro dell’universo, sembra che non abbiamo ancora capito. Vale per tante cose nel nostro paese, dalle grandi opere inutili e dannose al refrain stagionale di città allagate e di montagne che scendono disastrosamente a valle. Ma anche per i reiterati tentativi di consumare ancora più terra, acqua e aria di quello che stiamo già irresponsabilmente facendo”. Fa parte della stessa filosofia, secondo lo scrittore, anche la proposta del Consorzio Madonna della Rocchetta.

Un’altra immagine del lago superiore della Lavagnina

All’epoca, come si diceva, il Parco, con Repetto presidente, “fece presente che la zona umida consolidatasi nel tempo sull’invaso stesso aveva livelli di pregio ambientale unici nella nostra Regione, testimoniati da indagini naturalistiche specifiche effettuate da botanici e zoologi di fama internazionale: in una sola mattinata di lavoro sul campo l’entomologo aveva già individuato una biodiversità pari alle zone di maggior pregio della nostra Regione. La Regione, nella persona dell’Assessore all’Ambiente, si espresse negativamente circa il progetto in un’assemblea tenutasi a Lerma e, di concerto con il Parco, fece notare che c’era già un invaso che avrebbe potuto soddisfare la sete dei comuni interessati, il lago nuovo della Lavagnina, e che probabilmente la società che lo gestiva poteva essere interessata a una sua potabilizzazione”. Repetto evidenzia come “l’acquedotto del consorzio “si beve” già tutta l’acqua del Piota – convogliata in Val Gorzente tramite la galleria del Mondovile – torrente che dopo quella presa sparisce quasi completamente e, d’estate, per un lungo tratto è soltanto una pietraia. Continuare a emungere acqua sulla nostra montagna rischia di compromettere irrimediabilmente l’ecosistema fluviale delle valli Piota e Gorzente che, già così, è al limite della sopravvivenza”.

Gianni Repetto
Gianni Repetto

Che fare? L’ex presidente suggerisce di “proteggere adeguatamente le falde a valle, ampliando le zone di rispetto lungo i fiumi e impedendo insediamenti che possano metterne a rischio l’integrità, oppure cominciare a pensare a un regime di differenziazione della fornitura idrica in base all’utenza: non è possibile continuare a rifornire di acqua potabile, magari di sorgente, i cicli produttivi industriali; si pensi all’utilizzo di quella dei reflui o a sistemi di recupero in vasca di acqua piovana richiesti a norma di Piano Regolatore. Si ragioni in termini di minori sprechi e di riutilizzo, perché il territorio, nella sua naturalità, non è un supermercato sempre aperto e sempre rifornito”. Non c’è solo il consumo di acqua a creare problemi. Il trasporto della ghiaia prelevata, ricorda Repetto, “comporterebbe una ferita nel cuore più conosciuto e apprezzato del Parco, il sentiero naturalistico della Lavagnina, con uno sconvolgimento paesaggistico e ambientale di notevoli proporzioni. Ma, per la nostra assidua frequentazione della zona, siamo più che convinti che le migliaia di persone che, in ogni stagione, lo percorrono come un cammino magico e incontaminato, una valvola di sfogo al di fuori di un mondo che va a ramengo, non apprezzerebbero sicuramente questo ennesimo “attacco” a nostra madre natura e sarebbero disposti a difendere fino in fondo questo raro angolo di paradiso”.