Un camion del Terzo valico in via Mameli a Gavi

“Bella iniziativa ma non basta. Bisogna incontrare i cittadini e spiegare le ragioni dell’opera, si deve essere più pratici. Accettiamo queste cose ma qui è forte la ripercussione del Terzo Valico, sarebbe meglio incontrare i cittadini e spiegare in modo semplice senza tanti inglesismi. È meglio che si ricordino delle necessità dei cittadini”. Chi, in questi giorni, ha letto il nome di chi ha pronunciato queste parole ha strabuzzato gli occhi. Infatti basta andare indietro di pochi anni per avere una versione del tutto diversa da parte dell’allora sindaco e oggi vice primo cittadino, Nicoletta Albano, su come il Comune di Gavi si doveva comportare sul Terzo valico. Esatto, perché la persona che oggi ha in sostanza criticato la Ciclocamminata del Terzo valico, dal 2012, al momento della riapertura dei cantieri e nella calda estate degli espropri e in seguito, la pensava in maniera diametralmente opposta sull’atteggiamento da tenere nei confronti dei cittadini così tante volte citati nelle dichiarazioni di questi giorni.

Il vicesindaco di Gavi Nicoletta Albano
Il vicesindaco di Gavi Nicoletta Albano

Nel 2013 il comitato No Terzo valico della Val Lemme, statuto comunale alla mano, chiedeva la convocazione di un Consiglio comunale per discutere della Grande opera e dell’impatto sul territorio gaviese, interessato dalla viabilità (con i mezzi pesanti che transitato nel centro storico), dal rischio di distruzione delle fonti degli acquedotti e dalla possibile diffusione dell’amianto. Lo statuto prevede la raccolta di un certo numero di firme in calce, come fece il comitato vallemmino. “Ci siamo sempre preoccupati delle conseguenze della realizzazione del Terzo valico – rispose Albano – ma il tracciato della linea non interessa il territorio gaviese e non abbiamo nessun potere, come Comune, di decidere sul progetto. Per cui, la vostra istanza non è accoglibile”. Neppure l’intervento del prefetto, sollecitato dai cittadini, fece cambiare idea all’ex consigliere regionale. Che ribadì la su posizione anche nei confronti dei consiglieri di minoranza Livio Destro e Manuela Barisone, i quali più volte chiesero di inserire il tema nell’ordine del giorno delle sedute consiliari, ottenendo anch’essi risposte negative. “Non ritengo di dover incontrare dei comitati, preferisco dialogare con le istituzioni”, rispose il sindaco a Destro durante un dibattito al termine di un Consiglio, quindi fuori dall’ordine del giorno. “Gavi attende alcune opere compensative con il Tav – disse ancora Albano – e non è interessata dal tracciato, quindi in sostanza non è coinvolto. Ritengo che siano altri Comuni, come Voltaggio e Arquata, a dover discutere dell’argomento”.

Espropri del Terzo valico a Gavi nel marzo del 2013

Rispetto ai gaviesi espropriati lasciati soli dal Comune, come evidenziò Destro, il sindaco replicò: “Abbiamo fornito tutte le informazioni necessarie agli espropriati ma la loro è una questione del tutto privata. Noi dialoghiamo con tutti”. Peccato che gli stessi espropriati dissero: “Il Comune non lo abbiamo mai visto. In municipio ci hanno detto che degli espropri loro non se ne occupano e neppure è stato concordato un incontro con Cociv come in altri Comuni”.

Lo stesso Cociv fece fare una brutta figura a sindaco e amministrazione comunale: “Gli amministratori comunali hanno dichiarato davanti al prefetto di aver informato direttamente gli espropriati e che non erano necessarie altre comunicazioni. Si è ritenuto invece opportuno procedere a incontri informativi sulla presenza o meno di amianto in fase di scavo e sull’impatto sulle falde idriche”, in realtà mai organizzati dal Comune. Negli anni c’è chi ha più volte sottolineato che Albano è dipendente (in aspettativa, a quanto risulta, da vent’anni) di Italferr, società coinvolta nella progettazione e realizzazione del Terzo valico ma, senz’altro, il suo atteggiamento a favore dell’opera, ultime dichiarazioni a parte, non è influenzato da tale situazione.