Può un’azienda rimanere al proprio posto senza aver neppure avviato, dopo un anno, i lavori che le erano stati assegnati? La domanda se la pongono gli esponenti del Movimento 5 stelle a proposito della Grandi Lavori Fincosit (Glf) di Roma. Nell’ottobre del 2017 l’impresa aveva vinto la gara per lo scavo del tunnel principale del Terzo valico a Voltaggio ma, finora, nel cantiere Val Lemme non si è mosso nulla. Situazione simile, o quasi, a Novi Ligure, dove nel Basso Pieve è tutto fermo dopo l’avvio di una delle due talpe meccaniche prima delle ferie: senza stipendio da parte della Glf, i lavoratori hanno già scioperato a luglio e hanno prolungato le ferie di agosto fino al 10 settembre. Fabrizio Gallo, consigliere comunale di Novi Ligure, dice: “Dopo gli arresti per corruzione e altri gravi reati dell’ottobre 2016 il precedente governo era riuscito a non togliere la concessione al Cociv, inventandosi il commissariamento di un’azienda privata qual’è il consorzio guidato da Impregilo. Sembrava che tutto, con questa soluzione, dovesse filare liscio, invece restano pesanti zone d’ombra, a cominciare dalla gestione dei cantieri: come è possibile che un’azienda che ha ottenuto un appalto da centinaia di migliaia di euro, citando solo Voltaggio, resti al suo posto senza aver combinato nulla in un anno, oltretutto senza pagare gli stipendi?”.

Il cantiere Vallemme a Voltaggio

A defenestrare, eventualmente, la Glf dovrebbe essere infatti proprio il Cociv, e sarebbe la seconda volta: l’azienda romana era stata fra le numerose cacciate a inizio 2017 dai cantieri del Terzo valico in seguito agli arresti dell’ottobre del 2016 ma un anno fa, come si diceva, aveva rivinto la gara d’appalto poiché, secondo il commissario del Cociv, Marco Rettighieri, era stata prosciolta da ogni accusa e quindi aveva le carte in regola. Senz’altro, ma dal punto di vista finanziario qualche problema la Glf ce l’aveva, visto che pochi mesi fa ha chiesto al tribunale il concordato preventivo per evitare il fallimento. Paolo Mighetti, consigliere regionale dell’M5s commenta: “Il Terzo valico si sta dimostrando una mela avvelenata per le imprese coinvolte: dopo l’ecatombe di aziende alla fine del 2016 in seguito alle inchieste della magistratura, Condotte, socio del Cociv, è finita nei guai e la Glf rischia il fallimento, solo per citare due esempi. L’opera sarebbe finanziata a 63% dallo Stato ma le aziende continuano ad avere problemi di liquidità”.

Il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli

Altre ditte sub appaltatrici, oltretutto, non stanno pagando i ristoranti e gli alberghi, che vantano crediti da decine di migliaia di euro. Intanto, il ministero delle Infrastrutture, guidata da Danilo Toninelli (M5s) fa sapere che “l’analisi costi-benefici sul Terzo valico è già ben avviata”. Lo studio, per il quale è stato incaricato il professor Marco Ponti, uno dei massimi esperti di trasporti in Italia, deve dimostrare l’utilità o meno dell’opera da 6,2 miliardi. Al ministero abbiamo chiesto se intende imporre al Cociv di togliere l’appalto alla Glf. Da Roma fanno sapere che “tutte le altre situazioni “particolari” (come i cantieri di Voltaggio e Novi Ligure, ndr) verranno valutate e affrontate in conseguenza dell’esito dell’analisi”. Il commissario di governo del Cociv, Rettighieri, interpellato sulla situazione dei due cantieri e sulla richiesta dei 5 stelle, ancora una volta preferisce non rilasciare dichiarazioni.

TORTONA. Lo smarino del Terzo valico che arriverà nella cava Pecorara, a Tortona, dovrà contenere elementi potenzialmente pericolosi per la salute e l’ambiente compatibili con le caratteristiche del terreno del sito, proprietà della Allara di Casale Monferrato. La giunta regionale, nel dare l’ok dal punto di vista ambientale al progetto di ritombamento, ha imposto materiale di scavo che rispetti i limiti più restrittivi, anche se il sito si trova in area industriale. “Con il supporto di Arpa e Asl – spiegano dal Comune di Tortona – siamo riusciti a ottenere questo importante risultato a salvaguardia dell’ambiente e della salute pubblica, scongiurando il rischio di possibili rischi derivanti dall’introduzione di materiali potenzialmente pericolosi in una zona ricca di falde acquifere”. La Allara potrà derogare solo per cromo totale, nichel e cobalto, “a condizione, peraltro – dicono ancora dal Comune -, che questi esuberi siano propri del terreno di estrazione; infatti, alcune zone del territorio, interessate dal progetto, potrebbero presentare un fondo che, per sua natura, presenta una maggiore concentrazione di questi tre elementi”.