Come preannunciato dai colleghi di governo leghisti, ovviamente felici della notizia, è arrivato ufficialmente l’esito degli studi che il ministero delle Infrastrutture ha eseguito sul Terzo valico, che hanno avuto come esito che l’opera non può essere fermata. L’obiettivo del Cociv e dei suoi sostenitori politici è stato raggiunto: nel 2013 il consorzio voleva iniziare a scavare le gallerie senza avere neppure una cava di deposito a disposizione. Una fretta che puntava a mettere tutti davanti al fatto compiuto, fino a rendere impossibile lo stop ai cantieri di un’opera che, come aveva detto il commissario di governo Iolanda Romano, difficilmente avrebbe superato un’analisi costi benefici seria prima dell’avvio dei cantieri. Dopo settimane di attesa, è stata lo steso ministro Danilo Toninelli a darne notizia sul suo profilo Facebook. “Complessivamente – ha scritto l’esponente dei 5 stelle, da sempre contrari all’opera – il Terzo Valico costa 6,2 miliardi, di cui 1,5 miliardi già spesi. Quattro lotti su sei sono in corso di costruzione. Il primo lotto è vicino al 90%, gli altri dal 60% al 20%. Per il quinto lotto i lavori non sono partiti, il sesto deve invece essere ancora finanziato”.

Il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli

Un’opera che Toninelli ha definito “uno dei tanti dossier avvelenati che ci hanno lasciato i professionisti della politica. Dalla nascita, negli anni 90, tante vicissitudini hanno riguardato il progetto: dalla sua bocciatura, per ben due volte, da parte del Ministero dell’Ambiente, sino agli scandali giudiziari che hanno portato al commissariamento di Cociv”. L’intento del governo era quello di evitare un ulteriore spreco di risorse pubbliche e, dall’analisi costi benefici è emerso che lo stop avrebbe proprio portato a questo. Secondo gli studi, come ha spiegato il ministro, “il totale dei costi del recesso ammonterebbe a circa 1 miliardo e 200 milioni di euro di soldi pubblici. Di conseguenza il Terzo Valico non può che andare avanti”. Toninelli assicura che ora il governo punterà a “rendere l’opera efficiente rispetto agli scopi. Se vogliamo rimediare almeno in parte ai danni del passato, rendendo il Terzo Valico una infrastruttura utile dal punto di vista logistico e adatta a migliorare anche il servizio regionale sulla tratta parallela, bisogna innanzitutto che esso sia davvero ben collegato con Genova: dunque, i binari devono arrivare fin dentro il porto.

Il cantiere Vallemme a Voltaggio

Bisogna poi rendere pienamente operativo lo snodo retroportuale di Alessandria che peraltro insiste su un’area di proprietà di Rfi e Mercitalia. Alessandria deve essere e sarà il retroporto naturale di Genova perché ha tutte le caratteristiche per diventarlo”. Il ministro assicura poi massima attenzione dal punto ambientale nella prosecuzione dei lavori. Paolo Mighetti, consigliere regionale 5 stelle, commenta: “Un boccone veramente amaro ma i numeri purtroppo parlano chiaro. Dall’insediamento del Ministro Toninelli seguiamo passo passo la questione portando le testimonianze del territorio che ha subito finora quest’opera. Bene la presa di posizione del ministro su sicurezza ambientale, legalità e opere strategiche per il territorio. Insomma avanti ma in sicurezza e valorizzando Alessandria Smistamento come piattaforma retroportuale di Genova”. Ora si attende lo sblocco dei fondi per gli ultimi due lotti, che Toninelli aveva bloccato l’estate scorsa in attesa dell’analisi costi benefici. Inoltre, attesa anche la nomina del successore del commissario Romano, dimessa dal 9 dicembre. Il governo cerca un nome di garanzia soprattutto dal punto di vista ambientale.