I pendolari piemontesi dovranno viaggiare anche nei prossimi dieci anni tra linee che resteranno sospese, pochi nuovi servizi e soprattutto biglietti più cari senza essere stati coinvolti. È la sintesi che l’Associazione Pendolari Novesi (Apn) fa del nuovo contratto di servizio stipulato dall’Agenzia per la mobilità piemontese per conto della Regione con Trenitalia per il prossimo decennio. Un documento nel quale le associazioni e i comitati piemontesi speravano di poter incidere come era stato promesso a suo tempo dall’assessore regionale Marco Gabusi. “La bozza sia presentata alle associazioni affinché i contenuti possano essere vagliati e condivisi”, aveva dichiarato. In realtà i pendolari hanno potuto solo farsi ascoltare nelle sedute della commissione Trasporti regionale e stop. “I comitati dei pendolari – dice Andrea Pernigotti, presidente dell’Apn – avevano chiesto espressamente più volte che venisse avviato un processo di costruzione partecipata del contratto e che la bozza del contratto venisse loro presentata per poter proporre osservazioni prima della firma. L’assessore si era detto disponibile ma alla fine nessun processo di partecipazione è mai stato avviato. Il testo del contratto non contiene quindi il contributo degli utilizzatori quotidiani del servizio”.

Andrea Pernigotti, presidente dell’Associazione pendolari novesi

Le associazioni chiedevano tra l’altro un “aumento dell’offerta su tutta la rete per coprire carenze di orario da tempo lamentate ma il potenziamento si è tradotto in una manciata di “nuovi servizi” che rappresentano un incremento minimale. I pochi nuovi servizi attivati sono stati in gran parte finanziati con il taglio delle corse nei fine settimana. Di fatto – prosegue l’Apn – si è consolidata la produzione ferroviaria ridotta nel periodo Covid con circa un -15% del servizio complessivamente erogato nel 2019, non consona per le attuali esigenze di mobilità, ritornate a crescere in modo estremamente massiccio, e con un’offerta dimezzata nei fine settimana su alcune linee mentre per altre addirittura azzerato”. Il contratto indica per il 2024, il 2025 e per gli anni successivi somme destinate a sviluppare il servizio ferroviario, a partire da 138 milioni tra due anni. I pendolari chiedono di “condividere e concordare anticipatamente con l’utenza e le associazioni dei viaggiatori quali sviluppi dei servizi si pensa di realizzare con le risorse aggiuntive”. Come se non bastasse, le uniche linee sospese che il contratto prevede di riattivare sono la Asti – Alba e Casale – Mortara. Infine, ciliegina sulla torta, vengono programmati aumenti significativi dei costi dei biglietti, “2% negli anni 2023-2024-2025, 6,5% nel 2026 e 3% negli anni a seguire“. A sostegno dell’Apn anche il consigliere regionale Sean Sacco (5 Stelle): “Decisioni che dimostrano ancora una volta l’assenza di qualsiasi volontà di voltare pagina per provare ad offrire ai piemontesi un servizio ferroviario adeguato, che renda conveniente scegliere i trasporti pubblici piuttosto che i mezzi privati.

Sean Sacco

Ad amareggiarci ulteriormente è la mancata apertura alle associazioni e ai comitati di pendolari durante le fasi di stesura del contratto di servizio. Nonostante le promesse iniziali del Presidente Cirio e dei suoi assessori, che in tal senso avevano anche approvato in Commissione Trasporti un ordine del giorno presentato dal Movimento 5 Stelle (salvo poi ritrattare in Consiglio Regionale), i pendolari sono stati completamente tagliati fuori da ogni discussione.  I nostri cittadini si ritroveranno invece con un servizio raffazzonato e non rispondente ai loro bisogni. In Consiglio regionale – conclude Sacco – ci batteremo senza sosta affinché si possano muovere davvero i passi decisivi per migliorare il trasporto pubblico regionale”.