tribunale di alessandria
Il palazzo di giustizia di Alessandria

Dopo le notifiche sbagliate e il giudice assente, stavolta tocca all’avvocato assente per malattia. Il processo agli imputati dell’operazione Triangolo continua a perdere tempo prezioso per il suo svolgimento e per stabilire se siano colpevoli o innocenti le 19 persone rinviate a giudizio nel 2016 dopo la scoperta dei rifiuti sotterrati sotto campi nel Tortonese. Per alcune sono emersi legami con ‘ndrangheta calabrese che hanno causato per le loro imprese di trasporti e di lavorazione dei rifiuti il divieto di lavorare con le pubbliche amministrazioni e il ritiro delle concessioni rilasciate dagli enti pubblici.

Devono rispondere di reati legati alla gestione e al traffico di rifiuti Giorgio Franzosi e Alberto Franzosi, titolari del gruppo tortonese omonimo; Valerio Bonanno, alla guida della Sap di Spinetta Marengo; Ugo Busi e Daniela Busi, a capo della Busi Ugo di Castelceriolo; Sandro Gandini e Andrea Gandini, padre e figlio di Voghera, titolari della Autotrasporti Gandini e della Eurosabbie; Francesco Ruberto e Daniele Ruberto, padre e figlio alla guida delle aziende Idrotecnica, Ruberto Scavi, Ruberto Spa e Immobiliare Patrizia; Patrizia Guarnieri, moglie di Francesco Ruberto e titolare della Edilderthona; Giorgio Perasso e Christian Perasso, di Arquata Scrivia, della Perasso Giorgio; Gino Mamone, residente ad Avolasca, già titolare della Ecoge di Genova; Ines Capuana, moglie di Mamone; Alessandro Cavanna, di Sant’Olcese (Genova), già amministratore della Ecoge; Francesco Paolo Caovilla, di Sarezzano, dipendente della Franzosi Cave; Mansueto Serreli, di Alessandria, gestore della ex cava Vidori di Tortona per conto di Ruberto; Laura Zerbinati, di Druento (Torino), consulente del gruppo Ruberto; Loredana Zambelli, di Serravalle Scrivia, responsabile del laboratorio Biogest di Novi Ligure.

Già la prima udienza di marzo era stata rinviata per una notifica sbagliata a uno degli imputati, poi altri inconvenienti fino all’udienza di stamattina alle 11. L’esito è già scontato, salvo colpi di scena, poiché uno dei difensori si è dato malato. Così, quattro mesi sono trascorsi senza che il processo sia effettivamente partito, senza quindi ascoltare i numerosi testi dell’accusa, rappresentata dal magistrato torinese Enrico Arnaldi di Balme, e delle difese.