Il Forte di Gavi (foto di Matteo Gandetto)

Un altro burocrate che risponde negativamente per conto di un ministro e così i cannoni con l’effige della Repubblica di Genova restano in un magazzino a Torino anziché essere esposti nel Forte di Gavi. Anche l’attuale titolare del ministero della Difesa, Elisabetta Trenta, ha risposto picche agli Amici del Forte di Gavi rispetto alla creazione di una sezione distaccata del Museo dell’artiglieria di Torino in Val Lemme. L’ipotesi è stata già portata all’attenzione di svariati ministri dal 2008 a oggi e tutti o non hanno risposto oppure hanno tirato fuori questioni legali e di costi per giustificare il loro “niet”. L’idea dell’associazione è infatti quella di valorizzare i cannoni rendendoli visibili al pubblico e allo stesso tempo arredare il Forte per portare finalmente più visitatori. Una battaglia decennale, condotta “in solitaria”, ma anche stavolta niente da fare: i cannoni, secondo la Difesa, devono rimanere chiusi nel magazzino della caserma Amione, “visitabile su prenotazione”, aveva assicurato il precedente ministro, la genovese Roberta Pinotti, nel respingere anch’essa la proposta, ma senza nulla dire sul trasloco a Gavi. C’è da chiedersi, per altro, quante siano state finora quelle prenotazioni.

I cannoni del museo dell’Artiglieria di Torino

L’ultima risposta è firmata dal generale Alberto Rosso per conto del ministro Trenta: sostiene che valgono le motivazioni negative già esposte in passato e ribadisce “l’impossibilità di poter accogliere la proposta avanzata”. Il militare, tra l’altro, ha impiegato quasi due mesi per dare un riscontro. Armando Di Raimondo, firmatario dell’ennesima richiesta a nome degli Amici del Forte, a sua volta ha risposto al generale. “È evidente – ha scritto – che la nostra associazione di volontariato, malgrado l’impegno profuso in tutti questi anni a beneficio di Gavi e della cultura del territorio, non è mai riuscita a convincere i vari capi di gabinetto del ministero della bontà di questa iniziativa. Eppure quando si parla di “costi benefici” – e la Ministro Elisabetta Trenta, peraltro sensibile al cambiamento, sa bene di cosa parliamo – pare strano credere che l’artiglieria depositata presso la Caserma Amione possa produrre dei “benefici” quando, invece, tutti sappiamo che il Ministero per quella sede sostiene solo dei “costi”. Crediamo, invece, – ha proseguito Di Raimondo – che i veri “benefici” si potrebbero avere con l’auspicato decentramento, seppure parziale, di una piccola quantità di artiglieria (specie i cannoni genovesi) presso il Forte di Gavi.

Armando Di Raimondo (a destra) con Roberto Dellacasa dei Cavalieri del raviolo

Consenso ministeriale che potrebbe rilanciare notevolmente il territorio di Gavi e richiamare in questa antica Fortezza genovese un gran numero di visitatori. Un Forte che oggi è desolatamente vuoto, in difficoltà anche a sostenere l’ormai ridottissimo personale e le normali spese di apertura al pubblico e di manutenzione. Come già detto, non stiamo parlando di una collezione d’artiglieria inalienabile, in quanto sappiamo benissimo che non lo è. Si tratta solo di un insieme di pezzi d’artiglieria, raccolti in varie epoche e dalle caratteristiche più disparate, trasferiti a Torino dopo aver chiuso le varie “piazze” occupate gradualmente dall’allora governo sabaudo e rimasti, casualmente, a Torino. Artiglieria storica – ha concluso Di Raimondo – che potrebbe sicuramente essere utilizzata con maggior profitto, considerando (peraltro) i limiti espositivi del Museo dell’Artiglieria di Torino”. Gli Amici del Forte, va detto, stanno portando avanti questa battaglia senza l’appoggio di nessuna istituzione, che sarebbe invece auspicabile e forse decisivo.