Un cacciatore: “Uccidere i cinghiali con le gabbie è una barbarie”

Il pensiero di Ian Bartolini, di Mornese, sull'uso delle gabbie contro la diffusione della Psa

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Riceviamo e pubblichiamo:

Chi scrive è un cacciatore. Un traditore forse perché parlare male dei tuoi è tradimento. Se non ci fossero tradimenti sarebbe difficile, talvolta, fare giustizia. Mi scuso per il contenuto della foto, ma poiché scandalizzarsi è complesso, per scandalizzare ci vuole impegno. Questa foto è stata scattata a pochi passi da qui, in questa regione, in questa provincia (Piemonte, Alessandria) . Questa pratica è legale così come credo sia legale renderla nota. La peste suina è un problema da risolvere, da contenere anche con mezzi considerati crudeli, ma di fronte alla possibilità di scelta, il raziocinio farebbe propendere per il metodo più efficace e meno crudele. Qui è avvenuto il contrario e avviene all’interno di un Parco Naturale. Della foto non mi colpisce il sangue e nemmeno la morte. Ho ucciso e sarei un ipocrita se dicessi il contrario. Della foto mi colpisce il fatto che quegli animali sono stati in quella gabbia per ore e oltre quella gabbia, per un fortuito caso (evitabile) di sopravvivenza, c’è ancora un animale che cerca disperatamente i suoi figli. È la natura, non c’è scusa che tenga. Quell’animale si è salvato, forse per il suo istinto. Magari quell’animale è infetto e continuerà a infettare, ma questo non importa.

caccia (foto di yuri colleoni)

Di sicuro nella gabbia non ci finirà più se non per un’altra fortuita circostanza perché purtroppo ha imparato la lezione. Il sistema a gabbie non funziona, è crudele e non porta a nulla. Se a quella femmina si fosse sparato due mesi fa, con il metodo etico e più efficace della selezione non si sarebbe arrivati a tanto. I problemi si possono e si devono risolvere, costi quel che costi, ma di fronte a due possibilità deve prevalere la ragione. Uccidere un animale talvolta è un atto di necessità (fosse anche per quell’atroce istinto), concorrere alla sofferenza gratuita è pura viltà. Parlare di queste cose è un atto dovuto, soprattutto per chi, nonostante tutto crede ancora nella caccia etica, quella cosa che probabilmente è già scomparsa. Uccidere un animale in gabbia non è caccia e non saprei nemmeno come definirlo.

E rivolgendomi in primis ai cacciatori: se davvero credete a ciò che fate disertate questo tipo di cose, tenetevi fuori e umilmente, chiedendo scusa, prendetevi le colpe per aver concorso a tutto questo promuovendo negli ultimi decenni la diffusione, sia deliberatamente che per ignoranza scientifica, di una specie alloctona e dannosa soltanto per i vostri interessi ludici. Per tutti gli altri, se condividete quanto scritto, fate tutto il possibile per boicottare questa barbarie e risolvere il problema psa con metodi crudeli quali l’uccisione, ma efficaci e rispettosi dell’animale e dell’ambiente che lo circonda, evitando inutili sofferenze. Non limitiamoci a puntare il dito contro qualcuno che sta più in alto. Se qualcuno sta sopra è perché una grossa base lo sorregge.

Ian Bertolini