È stato grazie a un provvedimento di carattere eccezionale che Fioramante Caruso, 35enne di Serravalle Scrivia, è tornato in carcere a Torino, l’altro giorno. L’uomo era stato arrestato il 9 ottobre scorso dai carabinieri per una lunga serie di reati insieme ad altre quattordici persone: dall’estorsione all’incendio, dalla violenza privata al falso ideologico commesso sia dal pubblico ufficiale che dal privato in atti pubblici; dall’intestazione fittizia di beni/trasferimento fraudolento di valori al favoreggiamento della permanenza illegale del cittadino extracomunitario nel territorio dello Stato, tutti in forma aggravata. Secondo quanto emerso dalle indagini, Caruso, titolare di una pizzeria a Novi Ligure, aveva persino incendiato i cassonetti della spazzatura per intimidire i residenti vicino al suo locale che si lamentavano del rumore eccessivo, oltre ad altri episodi del medesimo tenore.

Carabinieri

Il 3 novembre era stato clamorosamente scarcerato per via di un ritardo nella notifica di un documento al suo avvocato difensore. Un bel pasticcio da parte del personale del Tribunale del Riesame di Torino, che aveva causato la liberazione dell’uomo, subito irreperibile. I carabinieri lo hanno però tenuto d’occhio, tanto che è emerso che Caruso, in questi venti giorni circa, è stato in Francia, dove, secondo l’Arma, vantava vecchie conoscenze in grado di favorirne quella che sarebbe diventata la sua latitanza. L’uomo è stato quindi nuovamente arrestato vicino a casa sua, tra Novi Ligure e Serravalle Scrivia, grazie a un nuovo provvedimento di custodia cautelare del giudice per le indagini preliminari (gip) di Alessandria, e riportato in prigione a Torino. L’ordinanza è stata emessa solo perché Caruso è considerato un soggetto particolarmente pericoloso grazie ai tanti elementi raccolti che avevano portato al primo arresto a ottobre. Non solo: secondo i carabinieri, Caruso aveva continuato dal carcere a dare indicazione su come nascondere i proventi delle sue attività illecite e aveva persino cercato di inquinare le prove a suo carico, coinvolgendo persino i figli minori oltre alla compagna, anch’ella indagata, e alla madre.