caccia (foto di yuri colleoni)

I casi di peste suina, la creazione della zona infetta in 78 Comuni alessandrini e 36 liguri e le limitazioni imposte a tutta la popolazione scatenano polemiche anche dal mondo ambientalista e animalista. Il Tavolo Animali & Ambiente, di cui fanno parte Enpa, Lav, Legambiente, Lida, Lipu, Opia, Pan, Pro natura e Sos Gaia lancia un attacco alla gestione del cinghiale replicando al mondo venatorio “e di quella parte politica che lo appoggia incondizionatamente”, cioè il centrodestra: “Secondo costoro, infatti, la comparsa della malattia sarebbe dovuta a non meglio precisati eccessi di protezione nei confronti della specie. Anche il lupo è stato chiamato in causa, dimenticando l’elementare norma ecologica che dimostra come la presenza dei predatori naturali sia una delle più efficaci misure per il contenimento delle epidemie. Ricordiamo che la proliferazione del cinghiale è dovuta anche, se non soprattutto, alle immissioni che furono fatte negli anni scorsi dagli enti pubblici, rispondendo a precise richieste del mondo venatorio. Si preferirono ceppi di provenienza centro-europea piuttosto che quelli autoctoni del nostro paese, in quanto più grandi e prolifici. Ma anche più voraci e quindi in grado di arrecare maggiori danni alle attività agricole”. Secondo le associazioni, “l’attività venatoria nei confronti del cinghiale è poi stata sempre gestita non in modo da ridurre la presenza degli animali sul territorio, ma solo per garantire la possibilità di continuare a cacciare l’animale anche in futuro, favorendone, grazie alla battute effettuate con l’ausilio dei cani, la fuga e la conseguente dispersione sul territorio.

Si è così venuta a creare quella situazione di cui giustamente gli agricoltori si lamentano: una sorta di allevamento brado, nel quale il mondo agricolo affronta tutte le spese e i cacciatori traggono tutti i vantaggi”. Concludono le associazioni: “La gestione del problema cinghiale, la cui soluzione risulta peraltro di difficile ottenimento, deve escludere la componente venatoria, in quanto palesemente coinvolta da conflitti di interesse e incapace di affrontare in modo complessivo le problematiche dell’ambiente naturale”. Confagricoltura Alessandria, con il presidente Luca Brondelli di Brondello, parla di “fallimento di una gestione venatoria inefficace, che si protrae ormai da 20 anni.  Considerando la gravità della situazione, soprattutto per le disastrose conseguenze a carico degli allevamenti, Confagricoltura chiede l’avvio immediato di un vasto piano di contenimento della fauna selvatica all’interno e all’esterno  della zona infetta, con chiara indicazioni dei soggetti coinvolti e dei compiti loro affidati, valutando anche l’opportunità di nominare un Commissario con poteri specifici straordinari.

Chiediamo altresì alla Regione di rendere noto il numero di cinghiali che è stato finora abbattuto per il contenimento dei selvatici, prendendo a riferimento quanto indicato a suo tempo da ISPRA (11 mila capi da abbattere tra aprile 2021 e marzo 2022), ricordando che il Consiglio regionale, nel giugno scorso, con un apposito ordine del giorno, aveva impegnato la Giunta regionale a dare seguito a queste operazioni con una maggiore incisività di azione”. La consigliera regionale 5 Stelle Sarah Di Sabato afferma: “La Giunta regionale continua a demandare la soluzione alle lobbies venatorie, che hanno come unico interesse quello di continuare a cacciare. Lo dice chiaramente anche il mondo associativo, composto da agricoltori ed ambientalisti, riunitosi nel COAARP (Comitato Amici degli Ambienti Rurali Piemontesi) che insieme al Tavolo animali ed Ambiente, in un recente accordo, ha messo in luce la necessità di sottrarre la gestione dei cinghiali al mondo venatorio.
La situazione è ormai fuori controllo, sia sul fronte della peste suina che continua a diffondersi e sia per la presenza dei cinghiali in ogni provincia piemontese. La Giunta regionale non può continuare a fare propaganda senza mettere in campo azioni concrete, è necessario semplicemente rispettare quanto previsto dalla legge regionale 157/1992 che antepone gli interventi ecologici a quelli cruenti affidando il contenimento della fauna alle istituzioni, non alle lobbies delle doppiette. Così abbiamo sempre richiesto in Consiglio regionale”.