Vignole Borbera. Il Tar costringe il Comune allo “straordinario”

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Vignole Borbera municipio
il municipio di Vignole Borbera, sede dell'Unione montana

Domani, lunedì 6 novembre si riunirà il Consiglio comunale di Vignole Borbera. Un Consiglio in seduta straordinaria per approvare la variazione di bilancio causata da un debito non previsto.

Capita. Ma se il debito fuori bilancio è dovuto a due sentenze del Tar che danno torto al Comune, forse vale la pena di capire cosa è accaduto.

Per farlo, abbiamo chiesto  lumi al sindaco Giuseppe Teti.

Poteri liquidare la domanda dicendo semplicemente che il Tar, il Tribunale amministrativo del Piemonte,  ci ha dato torto su ben due ricorsi. Il primo riguarda la Deref, e ci costerà circa 4 mila euro, il secondo Acciai di Qualità, qui la cifra che pagheremo ammonta a circa 14 mila euro più altri 6mila euro che dovremo sborsare per pagare la parcella dei nostri avvocati”.

Andiamo per ordine. Che è successo con Deref?

“Avevamo deliberato, che  Deref non bagnasse le polveri prodotte dalle loro lavorazioni con acqua potabile, e abbiamo imposto l’obbligo di raccogliere le acque piovane in cisterne. Il Tar ha deciso che di fatto, il Comune non ha torto, tuttavia questa operazione il Comune non la può fare. Si tratta di una normativa europea, ma l’Italia non l’ha ancora recepita.  Secondo la normativa europea, addirittura c’è ‘obbligatorietà alla doppia tubazione nelle abitazioni; l’acqua potabile va usata per gli usi domestici, mentre per gli sciacquoni del water, piuttosto che per l’irrigazione, va usata acqua piovana. In parole povere i Comuni non possono applicare normative europee che lo Stato italiano non ha ancora applicato. Quindi abbiamo torto. E non solo non otterremo che le aziende non usino inopinatamente l’acqua potabile, ma visto che ci hanno fatto causa e l’abbiamo persa, siamo condannati a pagare le spese legali”.

Per Acciai di Qualità com’è andata?

“Storia lunga e dolorosa. Acciai di Qualità ha firmato una fidejussione a favore del Comune a fronte di un Pec.  Nel 2011 una banca ci ha chiesto di revocare la fidejussione. L’allora responsabile dell’Ufficio Tecnico, dopo aver stabilito che la Società deve dal 2002 al Comune circa 90 mila euro, rifiuta la richiesta della banca. Nel frattempo c’è un cambio di responsabile nell’ufficio e i soldi ad Acciai di Qualità li chiedo io ad agosto del 2012. Passa del tempo, i soldi non arrivano e così iniziamo un’azione legale per il recupero. Ora il giudice ci dice che eravamo fuori tempo massimo per chiedere il rimborso. Secondo lui la prescrizione è scattata a Maggio del 2012, secondo noi la scadenza è  a 10 anni dalla chiusura del Pec, che risale al 2005,  ossia nel 2015, quindi eravamo abbondantemente nei tempi”.

A cosa sarebbero dovuti questi soldi?

“A oneri di urbanizzazione e alla monetizzazione di 2500 metri quadri di terreno che l’azienda avrebbe dovuto cedere al comune, e che invece loro preferivano monetizzare.  Ora si sono tenuti i terreni e anche i soldi, inoltre non hanno pagato gli oneri di urbanizzazione”.

Comunque è colpa del Comune…

“Effettivamente si. Purtroppo  come dicevo prima, questa è una storia lunga  che si trascina addirittura dal secolo scorso”.

 Insomma adesso oltre a non incassare dovete anche pagare le spese legali. Li avete i soldi?

“Si, ma questo non toglie l’amarezza di dover sborsare 20 mila euro, quando credevamo di poterne incassare 90 mila.  Comunque una volta approvato il debito fuori bilancio, c’è un’altra cosa su cui vorrei il voto del consiglio: se impugnare o meno la decisione del Tar. Secondo il nostro avvocato abbiamo il 50% di possibilità che un altro giudice ci dia ragione, ma la vedo dura. L’altro problema è la Corte dei Conti. Se  non ricorriamo, temo che la Corte dei Conti mi accusi di non aver tentato il tutto per tutto di recuperare questo credito, ma se ci danno torto un’altra volta, rischiamo di rimetterci altri 20 mila euro….”