Chiuso da tempo, Palazzo Gazzolo a Voltaggio cerca un gestore dell’ostello che renda visitabile anche il Centro di documentazione e studio della storia e della cultura locale, il museo del lavoro contadino dedicato ai contadini di Capanne di Marcarolo, che comprende anche una biblioteca con una speciale sezione dedicata alla favola. Un piccolo gioiello realizzato dall’allora Parco Capanne di Marcarolo dopo lunghi restauri conclusi nel 2006 grazie ai fondi europei, che finora non è stato valorizzato come merita, essendo appunto legato alla gestione dell’ostello, rivelatasi finora non redditizia per i due gestori precedenti, nonostante la disponibilità di 24 posti letto. Il primo gestore nel 2012 è stata l’associazione Accademia delle Culture, che nel 2015 ha gettato la spugna. L’anno dopo è toccato alla pro loco di Voltaggio, con lo stesso esito. Nei mesi scorsi scorsi si sono fatti avanti alcuni privati e associazioni di Voltaggio e le Aree protette dell’Appennino Piemontese hanno deciso di concedere in uso dell’immobile per tre anni, partendo da un base d’asta del canone annuo di 1.500 euro, valutando al rialzo le offerte che non dovrebbero mancare, viste le manifestazioni di interessa presentate all’ente.

Il museo di palazzo Gazzolo

Se l’operazione andrà in porto una delle sedi del Parco potrà nuovamente essere utilizzabile sia dal pubblico che dall’ente stesso nell’ottica di un riordino degli spazi a disposizione, al momento ritenuti insufficienti a causa anche dell’aumento del numero dei dipendenti e delle aree affidate in gestione dalla Regione. L’ente, infatti, oltre al Parco Capanne di Marcarolo, gestisce il sic (sito di importanza comunitaria) omonimo, quello dei monti Antola, Carmo e Legnà a Carrega Ligure, la Riserva del Neirone a Gavi. In futuro anche i sic Langhe di Spigno e Bacino del rio Miseria nell’Acquese e il sic Strette del Borbera e la zona di protezione Dorsale dei monti Ebro e Chiappo in Val Borbera. Sette i nuovi assunti oltre a due ex dipendenti della Comunità montana Appennino Aleramico Obertengo. Oltre alle sedi di Lerma e Bosio, l’amministrazione sta valutando di poter utilizzare l’ex asilo di Bosio, organizzando invece nell’attuale sede bosiese, dove gli spazi sono sempre più ridotti, un archivio. “Nell’ex asilo – ha detto in Consiglio il presidente Dino Bianchi – potrebbero trovare spazio l’ufficio tecnico e i guardiaparco. A palazzo Baldo (sede operativa, ndr), a Lerma, si cerca un accordo con il Comune per l’uso di un altro locale”. Fra il personale assunto dalle Aree protette dell’Appennino Piemontese, anche i due ex dipendenti della Cantina di Lerma, posta in liquidazione.