I bus nel Cit nella ex cava di Gavi

Voltaggio resta nel Cit e dai banchi del Consiglio comunale arrivano accuse all’amministrazione comunale di Gavi che ha invece scelto di uscire dal Consorzio di trasporto novese a causa delle perdite ingenti. Nell’ultima seduta del Consiglio voltaggino, durante la discussione sulle società partecipare dal Comune, il sindaco, Giuseppe Benasso, ha ricordato che Voltaggio è socio al 3% del Cit: “Secondo quanto riportato dall’amministratore unico, nei primi dieci mesi del 2020 il Cit si è risollevato: tra l’altro, è stato di recente comprato un bus usato da diciannove posti. Le corse a chiamata stanno prendendo quota, limitando così le spese. L’unico creditore del Cit che resta da pagare è il fornitore del carburante: il futuro non è nero”. Benasso ha sottolineato come il piano di “sopravvivenza in perdita” approvato a maggioranza a ottobre dai soci, con il quale si punta a prolungare la vita del Cit fino a giugno 2021, prevede di ricapitalizzare il consorzio come un capitale inferiore, in modo che i Comuni soci debbano impiegare meno soldi ma allo stesso tempo lasciando il tempo al Cit di trovare un possibile socio privato.

Il Consiglio comunale di Voltaggio (immagine di repertorio)

Dall’opposizione, Michele Bisio ha commentato così la scelta di Gavi di uscire dal Cit: “Speravo che Gavi fosse un riferimento per la Val Lemme in questa vicenda invece ha ragionato in termini egoistici e di campanile. Il Cit deve vivere: troppo facile dire “molliamo tutto”. Con il passaggio ai privati diventa automatico il taglio delle corse improduttive e questo fatto penalizzerebbe i paesi più piccoli con pochi abitanti”. Gavi ha visto rafforzata la sua scelta da quanto stabilito dalla Corte dei conti in una delibera riferita al bilancio comunale del 2018. I giudici hanno messo nero su bianco, tra l’altro, che il Comune di Gavi, socio al 16% del Cit, in sostanza ha fatto bene a non ripianare più il “buco” del Cit poiché, pur dovendo accantonare circa 74 mila euro a garanzia delle perdite del consorzio stesso, non è obbligato a ripianare un bilancio in rosso da almeno tre anni, come nel caso del Cit, con cifre intorno ai 500 mila euro l’anno. Bisio ha sostenuto che “nei confronti di Gavi e Serravalle, i quali non intendono pagare per i servizi già ottenuti in passato dal Cit, il consorzio può solo passare alle vie legali”.