Alla fine anche l’Unione montana Dal Tobbio al Colma e il Comune di Bosio approveranno così com’è la convenzione sul completamento e la gestione del futuro centro di documentazione della Benedicta, costato finora 810 mila euro, con altri 750 mila stanziati da Regione e Provincia. Da mesi i sindaci del territorio esprimono perplessità sia sull’utilità dell’edificio in costruzione vicino ai ruderi della cascina di Capanne di Marcarolo (Bosio) sia sui fondi necessari per la manutenzione e la gestione della struttura. Il Consiglio delle Aree protette dell’Appennino piemontese per diverse volte non ha votato il documento: l’ultima versione approvata dal Consiglio provinciale nulla dice sulle questioni sollevate dagli amministratori locali. A esprimere dubbi era stato anche Franco Ravera, presidente dell’Unione montana Dal Tobbio al Colma, che a Giornale7 poche settimane fa aveva dichiarato: “Deve essere messo nero su bianco chi darà i soldi per la gestione e quanto. A oggi ci sono solo i 6 mila euro annui che l’Unione Montana ricava dagli affitti delle cascine regionali. Decisamente troppo pochi. Noi approveremo solo se saranno soddisfatte le condizioni proposte”.

Benedicta

Ora le cose sembrano essere cambiate, a quanto pare, visto che Ravera annuncia: “Nella prossima seduta del Consiglio dell’Unione approveremo la convenzione così coma l’ha approvata la Provincia, senza nessuna modifica. La questione della gestione e dei suoi costi sarà affrontata con Regione e Provincia in un momento successivo. Per il nostro ente è importante questo passaggio anche per quanto riguarda tutto il sacrario, assegnato all’Unione come “erede” della Comunità montana. Sarà necessario monetizzare il nostro impegno sia per il centro di documentazione sia per tutta l’area della Benedicta”. Anche Stefano Persano, sindaco di Bosio, assicura che il Consiglio comunale darà l’ok al documento, che prevede in capo all’Unione montana i costi della manutenzione ordinaria e straordinaria del centro di documentazione, così come i costi delle utenze. Intanto, il progetto continua a non essere reso noto al circolo Legambiente Val Lemme, che lo aveva richiesto al Comune di Bosio. “Abbiamo appreso che gli uffici comunali – dice Mario Bavastro – hanno chiesto alla Provincia, titolare dell’iter, il permesso di darci copia del documento. Si parlava di dieci giorni che sono ormai trascorsi oltre ai trenta di legge fatti trascorrere dal Comune. Perché tutte queste difficoltà a mostrare il progetto? Noi vogliamo solo verificare che i costi sostenuti siano compatibili con i lavori realizzati”.