Una delle prime commemorazioni dell'eccidio della Benedicta.

Con la scomparsa di Mario Merlo, il partigiano “Brontolo”, Bosio perde non solo un combattente per la libertà dell’Italia ma anche uno di coloro che contribuì alla nascita del Comune. Merlo, scomparso domenica a 98 anni, aveva fatto la Resistenza nella brigata autonoma “Alessandria”, comandata dal fratello Giuseppe, che a ottobre ha compiuto cento anni. Pochi mesi prima della ricostituzione della brigata, avvenuta insieme a Calisto Arecco, era scampato all’eccidio della Benedicta, dove aveva perso il fratello Enrico, fatto prigioniero dai nazifascisti nella Tana del Lupo, fucilato insieme ai suoi compagni e gettato nelle fosse comuni scoperte dopo la fine della guerra. Eppure, Mario Merlo non è praticamente quasi mai andato alle commemorazioni dell’eccidio della Pasqua del 1944. Come aveva raccontato nel libro “Due storie partigiane – Tra memoria e racconto” di Gianni Repetto, “io, alla Benedicta, ci sono andato il primo anno, ma poi erano tutti fascisti, quasi, e allora non ci sono più andato.

Mario Merlo

Ci vado venti volte all’anno con dei miei amici ma non alla commemorazione. Alla fine della guerra erano tutti partigiani come prima erano tutti fascisti”. Nello stesso libro si era confrontato con Mansueto Mazzarello di Mornese, il partigiano “Camèia”, “garibaldino” legato al Pci. A distanza di decenni i due avevano fatto emergere e divisioni sulle responsabilità della disorganizzazione dei partigiani che facevano riferimento alla Benedicta, che furono facile preda dei nazifascisti anche perché in molti erano disarmati. Poco tempo dopo la fine della guerra, insieme al fratello Giuseppe e ad altri partigiani, Mario Merlo si recò in armi nel Comune di Parodi Ligure, sotto il quale si trovava Bosio, per prelevare simbolicamente l’anagrafe: un gesto forte che portò, nel 1948, alla nascita del Comune di Bosio. “Brontolo” è stato salutato ieri, 29 novembre, nella chiesa di San Marziano.