Arquata del Tronto è  tra i luoghi più colpiti dal terremoto, che il 24 agosto e successivamente il 30 ottobre dello scorso anno, ha martoriato l’area del tra Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo.  Duecento novantacinque i morti. E tanti, tanti feriti; nel corpo e nell’anima. Una strage. Il sisma ha distrutto la quotidianità, case, botteghe, scuole. Antichi borghi andati in frantumi Le macerie hanno seppellito secoli di storia.  Ad Arquata del Tronto incontriamo Emily Chiesa, valborberina “quasi” doc. Il papà è Gianni Chiesa, assessore nel comune di Carrega Ligure, la mamma è Susan Thomas, ex sindaco per due legislature a Vignole. Emily, nonostante tutti i disagi che  il terremoto ha provocato e purtroppo sta ancora provocando, ha deciso che il suo futuro rimane lì.

Come sei arrivata ad Arquata del Tronto?

Frequentavo l’università a Bologna.  Lì ho incontrato Andrea, il mio compagno, al termine dell’università dovevamo decidere se andare a vivere a casa mia a Vignole, o a casa sua, ad Arquata del Tronto, abbiamo optato per la seconda. A volte il destino ci mette del suo.

Potresti scrivere un romanzo; L’amore al tempo del terremoto.

Meglio l’amore al tempo dell’università, diventato poi amore al tempo del terremoto, comunque di amori ne sono nati tanti in quest’ultimo periodo; persone che venivano da fuori che si sono avvicinate per aiutar e poi si sono innamorati. Dalle tragedie a volte arrivano miracoli.

A proposito di miracoli, in tutta questa devastazione la rocca medievale è rimasta in piedi. Un segno? Chissà!

E menomale che è così. La rocca è il simbolo di Arquata, quella che unisce il paese e le sue tredici frazioni. Quando si arriva dalla Salaria, è la prima cosa che si vede.

Com’era la vita prima ad Arquata?

Era un paese bellissimo, c’era tutto il necessario.per vivere una vita normale, tranquilla.

E ora?

Oggi è un deserto. Il terremoto del 24 agosto ha provocato tantissimi danni, ma molte persone riuscivano ancora a vivere ad Arquata. La scossa del 30 ottobre, ha finito di distruggere quello che era rimasto; quattro frazioni sono state completamente distrutte, le altre sono state completamente evacuate per una questione di sicurezza, troppe le case pericolanti, e quindi l’amministrazione per tutelarci ha deciso l’evacuazione totale. Adesso il paese, e alcune frazioni si animano un po’ la mattina, quando qualcuno va ad accudire gli animali rimasti nelle stalle, ma la sera vanno tutti via

Arquata dopo il primo sisma aveva già predisposto una scuola, oggi i bambini dove sono?

La scuola aveva ripreso l’attività normalmente dentro una tensostruttura, successivamente avevano iniziato a costruire una scuola semipermanente dentro dei container, in cui i bambini si sarebbero dovuti trasferire il 15 novembre, di mezzo c’ stato il terremoto del 30 ottobre che ha distrutto tutti i progetti. La struttura c’è, ma le case no, quindi l’amministrazione comunale ha deciso di trasferire tutta la scuola, alunni e maestre e portarli in una struttura a San Benedetto. Questo è positivo, così i bambini sono rimasti insieme e per di più con i loro insegnanti.

Parliamo un po’ di te, prima del terremoto cosa facevi?

Lavoravo al Blu bar, e adesso lo abbiamo riaperto in un container. Al mattino, come ho già detto,.  ci sono persone che tornano per gli animali , ma anche c’è chi torna solo per respirare un po’ d’aria di casa, vengono bevono il caffè, fanno due chiacchiere e poi ripartono, il bar essendo l’unico aperto è utile anche per i dipendenti comunali, per gli operai, le persone in transito sulla Salaria, che è   la strada statale che collega l’Adriatico al Tirreno va da San benedetto fino a Roma.

Come vedi il futuro?

Non abbiam certezza su niente. Anche perché le scosse continuano. Mi rendo conto che gestire un’emergenza del genere, non sia facile, ma sembra che nessuno sia in grado di prendere in mano la situazione. La burocrazia ci sta ammazzando, sembra che alcune cose siano fatte apposta per buttare soldi e tempo. Il Comune è in difficoltà perché l’aiuto da parte dello Stato è poco. Nonostante ciò sono ottimista

Cosa vorresti che facesse in concreto lo Stato?

Dovrebbe permettere alle persone di Arquata di tornare in maniera di iniziare ad essere vicino al territorio. Qualunque posto in montagna soffre l’abbandono. C’è il rischio che se non ci fanno tornare velocemente, le persone si abituino a stare in città, e questo sarebbe un guaio. Abbiamo bisogno delle casette di legno, ma anche agevolazione per chi vuole risistemare le case. Ci si può chiedere che senso ha, visto che le scosse continuano, ma intanto si inizia, naturalmente con criteri antisismici Dobbiamo metterci in testa che con il terremoto bisogna conviverci, lo fanno in Giappone, perché non potremmo farlo noi! Comunque le prime casette dovrebbero arrivare verso maggio.

Il terremoto si è portato via anche posti di lavoro e attività produttive…

Ad Arquata c’erano boscaioli, allevatori, un caseificio, un paio di aziende che lavorano i funghi, il mulino Petrucci che produceva farine e una ditta di concimi; per l’economia locale sono realtà importanti. Vorremmo che queste attività potessero riaprire, magari con agevolazioni fiscali per incoraggiarle a tornare. Solo così ci sarebbe la certezza che le famiglie tornerebbero.

Due settimane fa sono venuti a trovarvi i Rangers di Arquata Scrivia, cosa vi hanno portato?

Sono molto affezionati a noi e noi a loro. Questa volta ci hanno portato il mangime per gli animali e poi importante per la nostra zona tre turbine per la neve, utili anche per il futuro. Un dono speciale.

Finiamo con una cosa divertente. Tu e Andrea, che è un consigliere comunale, siete stati invitati dal Comune di Milano alla prima della Scala. Non è da tutti!

E’ stata un’esperienza unica. Il sindaco Giuseppe Sala ci ha accolti splendidamente. Magnifica l’opera, splendido il Teatro. Siamo anche stati invitati alla cena dopo l’evento.

Eri elegantissima

Ecco questo argomento mi aveva un po’ preoccupata. Ho comprato tutto la mattina stessa prima di andarci, anche il cappottino.

Dì la verità, torneresti in Val Borbera?

E’ una scelta per me rimanere qui, ma la Val Borbera mi manca, ogni volta che torno sono felicissima. La mia migliore amica si è trasferita a Figino, poi ovviamente c’è la mia famiglia, quindi è sempre bello tornare, anche per andare a Berga, ci ho trascorso estati spettacolari. La Val Borbera rappresenta la mia infanzia e la mia gioventù, fino ai 25 anni, qui c’è la mia vita futura .