Il cantiere del Terzo valico a Serravalle Scrivia
Il cantiere del Terzo valico a Serravalle Scrivia

Il Parco dell’Appennino Piemontese, l’ex Capanne di Marcarolo, ha ritirato al sua adesione alla ciclocamminata promossa dal commissario di governo del Terzo valico, Iolanda Romano. L’iniziativa è stata presentata la scorsa settimana ad Alessandria nella Sala del Consiglio provinciale e prevede “due giorni di pedalate e camminate per riscoprire le eccellenze e le potenzialità attrattive delle aree del Terzo Valico”. Si svolgerà nel week end del 30 settembre e 1 ottobre ed è stata organizzata con alcune delle associazioni locali oltre all’adesione di tutti gli 11 comuni piemontesi interessati dai lavori e dalle cave del Terzo valico. E’ la prima iniziativa del cosiddetto Patto per il territorio, dal quale gli enti locali attendono 60 milioni di euro per lo sviluppo locale “in cambio” dei disagi causati dai lavori della linea ferroviaria. L’itinerario della ciclocamminata prevede, il primo giorno, un percorso di tipo cicloturistico con visita al Museo dei Campionissimi e al Museo dell’Apicoltura Maglietto a Novi Ligure, all’Abbazia di Rivalta Scrivia e al castello di Pozzolo. Il secondo giorno si va a piedi e in bus ad Arquata, al geosito di Carrosio, alla Pinacoteca di Voltaggio, a Gavi, al sito archeologico di Libarna e alle Capanne di Marcarolo (iscrizione sul sito commissarioterzovalico.mit.gov.it).

Iolanda Romano, commissario del Terzo valico
Iolanda Romano, commissario del Terzo valico

Proprio l’amministrazione dell’area protetta aveva inizialmente aderito al progetto ma nell’ultima seduta del Consiglio la decisione è stata rivista dietro sollecitazione del consigliere Mario Bavastro, che aveva anticipato ai giornali la sua posizione sull’iniziativa, definita “assurda, utile solo a gettare fumo negli occhi alla popolazione. Il portare avanti i lavori del Terzo valico e la crescita turistica del territorio sono incompatibili. Ancora una volta si sprecano soldi pubblici per nascondere la realtà di quest’opera”. Dalla ripresa dei lavori nel 2012, in effetti, i cantieri hanno portato infiltrazioni della ‘ndrangheta, arresti per corruzione, diffusione dell’amianto sul territorio, un paesaggio devastato, senza che nessuno abbia ancora fornito i famosi dati sull’utilità dell’opera. Pensare che con tutto ciò si possa in qualche modo “valorizzare il territorio” dal punto di vista turistico ha lasciato perplesse non poche persone. Fra queste, tutti i consiglieri del Parco, che hanno in sostanza fatto propria la posizione di Bavastro. “Non c’è stata condivisione sull’adesione – spiega il presidente Dino Bianchi – per questo l’ente non prenderà parte all’iniziativa”.