Sarà un’altra estate all’insegna del fango nei laghetti della Lavagnina, a Casaleggio Boiro, a valle della diga omonima. Già un anno fa lo sversamento di materiale dal fondo dell’invaso aveva impedito ai bagnanti di frequentare il corso del Gorzente e creato un’alterazione dell’habitat dei pesci, secondo l’Arpa, il tutto all’interno della zona di protezione speciale “Capanne di Marcarolo”. Poi in autunno le precipitazioni consistenti avevano riempito e fatto tracimare la diga, ripulendo i laghetti. Le nuovo operazioni di svaso avviate da settimane da parte di Iren con l’obiettivo di concludere i lavori di manutenzione della diga hanno riportato la situazione a un anno fa. Situazione che, secondo la società gestore dell’invaso, è assolutamente normale, come è stato detto nell’ultimo incontro ad Alessandria con la Provincia, i sindaci e il Comitato Difesa Gorzente e Piota. I tecnici di Iren avevano ricordato che secondo il ministero delle Infrastrutture “il trasporto solido dei sedimenti a valle degli sbarramenti durante le operazioni di svuotamento di un invaso, viene considerato dal legislatore come un effetto del tutto naturale e fisiologico, oltreché inevitabile, dello svaso”.
Per i lavori alla Lavagnina lo sversamento, secondo le prescrizioni imposte dalle Aree protette dell’Appennino Piemontese, doveva avvenire gradualmente per tutelare l’habitat del Gorzente e Iren doveva costruire una barriera di contenimento. Sempre ad Alessandria, la società ha però fatto sapere che la cosiddetta avandiga, non sarà costruita a breve “in considerazione dello spazio che si è creato a monte della diga per il trasporto dei fanghi del 2024”. Si tratta dell’area dove lavorano gli operai.
La difficile situazione del Gorzente e anche del Piota sarà discussa venerdì 6 giugno, a Lerma, nella sala polifunzionale, nell’assemblea convocata dal Comitato. Sono stati invitati Iren, le Aree protette, la Provincia, la Regione e i sindaci.