Garbagna

Montebore E’, ha ormai ha un suo rituale.  La quarta edizione di questa festa fin dalla sua nascita contempla due appuntamenti: il primo sabato  26 agosto alle 18 a Garbagna, il paese annoverato tra i borghi più belli d’Italia, dove si potrà degustare, ma anche acquistare il Montebore direttamente dai produttori, ma anche altre specialità del territorio.

Montebore: paesaggio

Il secondo appuntamento è  naturalmente a Montebore, deliziosa frazione di Dernice, da cui prende il nome il famoso formaggio salito agli onori della “cronaca rosa” nel 1489, quando fu inserito nel menù del banchetto delle nozze che si celebrarono a Tortona, tra Isabella d’Aragona e Gian Galeazzo Sforza, nipote di Ludovico il Moro. A scegliere il formaggio fu un cerimoniere di eccellenza, un genio indiscusso e raffinato gourmand: Leonardo da Vinci, che lo propose anche per la sua forma a torta nuziale a più piani e, come possiamo facilmente supporre il nostro “Leonardo” nazionale, era un’esteta.

Ma le origini del Montebore risalgono a molto tempo prima. Secondo alcuni studi il gustoso formaggio veniva usato come merce di scambio all’epoca dell’impero romano.

Di questo ne parleranno Marica Venturino, che per la  Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte è responsabile del sito di Libarna, e  Filippo Maria Gambari, direttore del Museo della civiltà di Roma,  sabato nel corso dell’incontro  dal titolo “Montebore era”, organizzato a Garbagna, in piazza Principe Doria alle ore 19.

Al termine del dibattito, moderato da Filippo Barbera, docente dell’Università di Torino, sarà consegnato  a Filippo Maria Gambari , allo storico Armando Bergaglio e a Roberto Livraghi, segretario generale della Camera di commercio di Alessandria, il premio  “Appennino di Montebore”, riservato a personaggi del mondo della cultura, dell’arte e della finanza, che con il loro lavoro hanno contribuito alla diffusione di questo affascinante lembo di territorio.

Garbagna. La contrada. Foto Fantonk

Il programma della serata di sabato prosegue con momenti enogastronomici da gustare nei vari ristoranti e agriturismi della zona. E alle 21.30  laboratorio di degustazione del formaggio Montebore in abbinamento ai vini e alle birre artigianali del territorio a cura di Slow Food condotte del Tortonese, Gavi e Ovada.

Il giorno successivo, domenica 27 agosto, la festa proseguirà sin dalle 11 del mattino a Montebore. A fornirci pillole di storia di questo luogo incantato è il sindaco di Dernice, Carlo Buscaglia.

Montebore. Il terreno roccioso

“Il territorio su cui sorge Montebore, è molto roccioso. A differenza delle altre frazioni in cui l’agricoltura era fiorente qui, si è sviluppata soprattutto la pastorizia. Qui il latte era ed è particolarmente buono perché nascono ancora oggi ciuffi di timo tra le rocce e le pecore mangiando queste erbe rilasciano il profumo nel loro latte. Questa informazione la troviamo nelle prime pagine del romanzo ambientato a Montebore, “Folchetto Malaspina” di Carlo Varese, scrittore vissuto tra la fine del 1700 e la metà del 1800, cui è intitolato il liceo classico di Tortona. Varese parla proprio di queste erbe che danno “sapore” al latte. E a proposito di erbe, non vorrei dire una sciocchezza, ma  è possibile che l’etimologia del nome Montebore, derivi proprio da “monte delle erbe”,  per qualche assonanza linguistica”.

A Montebore però non c’erano solo pastori, c’è anche un castello, quindi c’erano anche i nobili…

Montebore. I ruderi della torre

“Il vero castello era una torre di guardia situato sulla rocca, dove sono  visibili i ruderi, successivamente gli Spinola hanno edificato il palazzo che vediamo tutt’oggi. La torre, sorta  in epoca romana, fa parte del circuito delle torri del territorio tra queste ricordiamo Roccaforte, Carrega, Borgo Adorno, (che all’epoca non si chiamava così), Dernice eccetera, che servivano per le segnalazioni,  quindi è probabile che si tratti di una fortificazione romana legata a Libarna”.

Circolava tempo fa la notizia divertente, del cambio di nome del comune, da Dernice a Montebore, cosa c’è di vero?

“Si è trattato di una battuta che ho fatto con Carlin Petrini, il famoso gastronomo, fondatore di Slow Food”.

Potreste fare un sondaggio, magari alla gente può piacere, come rilancio del territorio chissà mai. Tra l’altro il nome Montebore in Comune ricorre parecchio …

“Sì, è vero da dicembre scorso, abbiamo anche la sede del consorzio del Montebore. Il presidente è Roberto Grattone, grazie a lui e ad Agata Marchesotti, del Caseificio Vallenostra di Mongiardino Ligure, questo formaggio, è stato riscoperto e oggi è conosciuto a livello internazionale”.

Torniamo alla festa, cosa proponete?

Montebore. Il palazzo

La festa si chiama “Pass..aggiando Montebore“.  Novità di questa edizione è il percorso allungato. Gli anni scorsi tutto era concentrato a Parogna, ora si arriva fino al “Palazzo”, sono circa 600 metri, di bancarelle e stand gastronomici, dove la proposta principale riguarda sempre piatti a base di Montebore, ma c’è anche altro. Il nostro obiettivo è quello di promuovere i prodotti locali, ma anche per far conoscere un territorio, che merita veramente una visita. Qui c’è un paesaggio unico, con una vista mozzafiato, ed è questo il motivo per il quale abbiamo deciso di estendere il percorso. Allungarlo significa invitare la gente a passeggiare e, passeggiando, si  permette a chi non le conosce, di ammirare le nostre bellezze naturali”.

Nel corso della giornata sono inoltre  previsti  momenti dedicati ai bambini; mungitura delle pecore e “cavalcate” a d’orso d’asino con Erica e Matteo  della “Stalla dei Ciuchi”,  sono anche  state  organizzate escursioni guidate nelle terre del Montebore. Infine, intrattenimento musicale con i “Pifferi” e con la squadra “A Lanterna“.  Per la serata è prevista la cena “Street Food Montebore” accompagnata dalla musica.