Si saprà lunedì cosa c’è di concreto dietro la decisione della proprietà della Pernigotti di produrre in prima persona cioccolato e torrone da agosto a fine anno. La novità è emersa ieri a Roma, al tavolo che si è svolto al ministero dello Sviluppo economico. Una riunione che avrebbe dovuto svolgersi il 29 maggio scorso ma era stata rinviata, si era detto, per permettere ai fratelli Toksoz di portare a termine le trattative sulla cessione del reparto gelati e sulla terziarizzazione della produzione. Invece, ieri, è venuto fuori che non c’è ancora nulla di definito anche se il confronto sarebbe a buon punto. Impossibile, a oggi, però, riuscire a far partire la produzione di gianduiotti e torrone in vista del Natale con  aziende esterne. Così, i dirigenti della Pernigotti ieri hanno annunciato che la società farà da sé per alcuni mesi, richiamando circa 40 lavoratori, qualcuno in più dei 35 già operativi da febbraio. Le materie prime sarebbero già state acquistate. Così, il paradosso di avere la storica fabbrica formalmente chiusa da febbraio, quando è stato firmato l’accordo tra proprietà e sindacati sulla cassa integrazione, ma in realtà operativa andrà avanti quasi sicuramente fino a fine anno.

Ieri al tavolo al Mise a Roma c’erano anche, da sinistra, Federico Fornaro, deputato di Leu; Massimo Berutti, senatore di Fi; il sindaco di Novi Gian Paolo Cabella; l’assessore regionale Elena Chiorino; la senatrice Susy Matrisciano (M5s).

Questo perché l’intesa con la Spes cioccolato di Torino, interessata a produrre per conto della Pernigotti a Novi Ligure, non c’è ancora. C’è solo una bozza di piano industriale che prevede di cominciare l’attività a settembre con le materie prime acquistate dalla proprietà: quasi impossibile. L’altra proposta ha le spalle più larghe: è la Laica di Arona, che prevede 3 milioni di euro di investimento a Novi ma partirebbe solo nel 2020. Non ancora definito neppure l’accordo con l’imprenditore Giordano Emendatori sulla cessione del comparto gelati: dal tavolo è uscito che darebbe lavoro a Novi a tredici persone. In totale, con una delle due soluzioni per la terziarizzazione e la cessione dei gelati, a Novi lavorerebbero circa 60 persone sulle 92 in cassa integrazione, senza contare i circa cento interinali. A Roma i rappresentanti della Pernigotti hanno anche ipotizzato la creazione di una società unica che gestirebbe la fabbrica di Novi e annunciato di essere alla ricerca di incentivi alla reindustrializzazione, cioè soldi pubblici.