Archiviare: è la richiesta del pubblico ministero di Alessandria che ha indagato l’ex senatore Pd Stefano Esposito per essere entrato senza autorizzazione in un terreno privato, lo scorso aprile, a Sezzadio. Il grande supporter del Tav in Val Susa e del Terzo valico venne sorpreso all’interno dell’area dal proprietario. Era entrato insieme ad alcuni tecnici della Riccoboni, l‘azienda che da otto anni intende riempire con un milione di metri cubi di rifiuti l’ex cava di cascina Borio, progetto già autorizzato dalla Provincia e che potrebbe partire a breve se oggi la conferenza dei servizi provinciale darà l’ok alla tangenziale. Il sopralluogo di Esposito & C era riferito proprio alla nuova strada necessaria alla multinazionale dei rifiuti per evitare il centro abitato di Sezzadio. Esposito, secondo quanto emerso all’epoca, doveva svolgere alcuni rilievi archeologici. Quel giorno, l’esponente Dem entrò nel terreno nonostante la presenza di un cartello con la scritta “proprietà privata” e di una catena all’ingresso della strada. Il proprietario dell’area chiamò quindi i carabinieri, che identificarono gli indesiderati ospiti e li allontanarono.

Una manifestazione contro la discarica della Riccoboni

Prima, intervennero alcuni cittadini contrari alla discarica: scoprirono che c’era anche un agente della Gdf che faceva da scorta a Esposito. Il proprietario fece immediatamente denuncia e ora, dopo alcuni mesi, la procura ha ritenuto di richiedere al giudice di pace di archiviare la querela. Secondo quanto è emerso nell’assemblea sulla discarica che si è svolta mercoledì a Sezzadio, per il pm quanto commesso da Esposito non è punibile per la “particolare tenuità dell’offesa”. L’ex parlamentare è entrato nel terreno ma, tra l’altro, la catena all’ingresso della strada sarebbe stata abbassata: ciò basterebbe a evitare un processo, nonostante il cartello di proprietà privata, poiché non avrebbe arrecato danni al titolare. “Nella richiesta di archiviazione – è stato detto a Sezzadio – Esposito risulta non essere consulente della Riccoboni, come si era definito, ma della Soprintendenza archeologica, affermazione non dimostrata da nessun documento fra quelli inseriti nel fascicolo di indagine. Per il pm è tutto a posto, senza però che siano stati sentiti i cittadini intervenuti quel giorno a chiedere chiarimenti. Ora il proprietario sta valutando di opporsi alla richiesta di archiviazione”. Stamattina, 18 ottobre, alle 9,30 presidio davanti alla sede della Provincia in occasione della conferenza dei servizi sulla tangenziale.