La quasi totalità dei beni immobili confiscati dalla Stato alle mafie, Cosa Nostra e ‘ndrangheta in particolare, in provincia di Alessandria non sono mai stati riassegnati per un loro riutilizzo a scopi sociali. L’unica eccezione è cascina Saetta, a Bosco Marengo, confiscata nel 2005 al boss mafioso Rosario Caci e dove dopo anni di battaglie, è stata avviata un’attività di acquacoltura, cioè per la produzione di crostacei e gamberi. Per il resto, tutto è fermo. Secondo il sito http://geobeni.liberapiemonte.it, molti dei beni confiscati risultano essere tra Novese e Tortonese. Ad Albera Ligure, in Val Borbera, dal 2013 appartengono allo Stato un appartamento e due terreni confiscati dal settembre del 2013 dal tribunale di Alessandria. A Bosco Marengo, oltre a cascina Saetta, ci sono anche tre abitazioni e due altri edifici confiscati per una quota del 33%. E’ un terreno agricolo, invece, il bene confiscato a Cassano Spinola, intestato a R.m, sempre secondo il sito di Libera. A Sant’Agata Fossili, in frazione Giusuliana, lo Stato si è preso sei abitazioni, confiscate per una quota del 50%, ad A.L., nel 2009 dal Tribunale di Caltanissetta.

Tortona

Non è finita: a Tortona la Procura della Repubblica di Milano, all’interno del processo seguito all’operazione Crimine-Infinito, aveva confiscato due terreni agricoli. Oltre ad altri beni a Camagna Monferrato e Mombello Monferrato, per rimanere nel Tortonese a Sale sono stati confiscati tre immobili dal tribunale di Alessandria in seguito all’operazione Maglio-Albachiara: in via Voghera 18, un appartamento in condominio; in via Gramsci 36 cinque particelle catastali classificate come unità immobiliari per uso di abitazione e in via Giacomini 13 un appartamento in condominio. Appartenevano tutti al boss della ‘ndrangheta Antonio Maiolo, considerato dai giudici facente parte della “locale” scoperta nel 2009 in provincia, con sede a Bosco Marengo, ufficialmente nullatenente e con moglie pensionata. L’uomo, condannato in via definitiva, era risultato titolare di beni valutati in mezzo milione di euro in contanti, due abitazioni, auto e terreni. Libera, l’associazione fondata da don Luigi Ciotti, dà appuntamento sabato mattina, alle 11, davanti al municipio di Sale, per flash mob di sensibilizzazione per il riuso sociale dei beni confiscati alle mafie, previsto dalle legge 109 del 1996.

Antonio Maiolo

“In Piemonte – ricorda l’associazione – le unità immobiliari confiscate sono in totale 151. Le particelle catastali complessivamente classificate sono 483: 114 destinate e riutilizzate; 44 destinate ma non riutilizzate; 325 confiscate definitivamente e in gestione all’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Il tempo che intercorre tra la confisca e l’assegnazione ha la durata media di 1925 giorni, oltre 5 anni. Dati alla mano – spiega ancora Libera -, si evince che il Piemonte è la settima regione per numero complessivo di particelle catastali confiscate, la seconda nel Nord Italia dopo la Lombardia, ma nonostante l’alto numero di confische, la percentuale di quelle destinate e riutilizzate si attesta circa al 18%, percentuale che colloca la nostra regione all’ultimo posto in Italia per riutilizzo sociale dei beni. Il Piemonte – conclude l’associazione – è ultimo in classifica per utilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie. Ultimi! Un brutto segnale che richiede subito una mobilitazione e una presa di coscienza diffusa”.