Almeno la fonte avrebbe dovuto aprire nel 2019 invece, come la fabbrica, è rimasta chiusa. A Castelletto d’Orba lo stabilimento Fonti Feja è chiuso da sette anni così come la fonte utilizzata da sempre dai cittadini. Tutto tace anche sul grande parco situato alle spalle della fabbrica, dove venivano organizzati molti eventi. La Fonti Feja ha prodotto migliaia di bottiglie all’anno con l’acqua che ha reso famoso Castelletto d’Orba, paese ricco di sorgenti anche sulfuree, che fino alla fine degli anni Settanta attiravano migliaia di turisti. Nell’estate del 2018 era stata annunciata l’acquisizione dello stabilimento “entro 3-4 mesi”: l’edificio, un tempo proprietà della torinese Coalto, era finito alla banca Unicredit, subentrata con l’intento di trovare un acquirente per riattivare un’attività che di fatto era cessata nel 2011. L’istituto di credito due anni fa era in trattativa avanzata con un’azienda svizzera che aveva chiesto informazioni sulle concessioni idriche agli uffici della Provincia.

Poi non se ne è fatto nulla. Le speranze riguardano ormai solo la fonte ma ormai da oltre un anno il Comune attende di poterla riaprire al pubblico. Lo stop all’erogazione era stato causato dalla scadenza della concessione minerarie per lo sfruttamento delle acque, un tempo in capo alla Coalto. La Regione ha dovuto rientrarne in possesso e in teoria avrebbe dovuto procedere all’asta per riassegnarle. “Da tempo – spiega il sindaco, Mario Pesce – stiamo cercando di riaprire la fonte intestando la concessione al Comune. Ci siamo attivati presso la Regione per cercare di accelerare: è intervenuto un geologo per effettuare i rilievi necessari”. Ma dell’autorizzazione, al momento, nessuna traccia, e l’accesso alla fonte resta sempre sbarrato. Nel 2019, poco prima delle elezioni che l’hanno riconfermato alla carica di sindaco, Pesce aveva annunciato che “a giorni la Regione dovrebbe ridare ai cittadini la possibilità di prendere di nuovo l’acqua dalla Feja”. “In questi ultimi mesi – spiega oggi il primo cittadino – abbiamo avuto a cui pensare”, riferendosi alla disastrosa alluvione di ottobre, che ha causato danni peggiori di quelli del 2014. “Stiamo cercando di fare il possibile per la sorgente”, assicura Pesce.